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Banda ultralarga «miraggio» per la metà dei distretti

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Banda ultralarga «miraggio» per la metà dei distretti

La metà dei distretti italiani risulta sostanzialmente priva dei servizi sopra i 30 Mbps, quindi quelli che “girano” sulla rete a banda ultralarga.

I dati, frutto di un’analisi condotta dall’Osservatorio EY e aggiornati a giugno 2016, mostrano algebricamente le dimensioni della montagna da scalare per far sì che il piano Industria 4.0 non si impantani nelle secche di una infrastrutturazione inadeguata.

La fabbrica del futuro – tempio di una manifattura intelligente fatta di Internet delle cose, produzione automatizzata e iperconnessa – ha bisogno di una rete su cui far viaggiare i dati degna di questo nome. Come spiegato mercoledì dal ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, durante la presentazione del piano Industria 4.0, l’obiettivo è avere tutte le imprese raggiunte da una rete a 30 Mbps entro il 2020 e la metà di esse dai 100 Mbps.

E questa è senz’altro una sfida, che passa attraverso le aree grigie - quelle cioè in cui si ha almeno un operatore all’opera e in cui, come specificato dallo stesso ministro Calenda, ha sede il 69% delle aziende - e la copertura delle aree distrettuali che in gran parte si trova nelle aree grigie. «L’ubicazione delle aziende distrettuali, localizzate prevalentemente in aree periferiche rispetto ai grandi centri abitati, rende spesso complesse e costose le operazioni di infrastrutturazione, generando una situazione di copertura di servizi Internet molto eterogenea», commenta Fabrizio Pascale, partner EY.

In questo quadro, l’analisi condotta dall’Osservatorio EY sulla disponibilità ultrabroadband di rete fissa evidenzia che, a giugno 2016, circa la metà dei 141 distretti industriali (l’analisi dell’Osservatorio si basa sulla classificazione Istat 2011) risultava sostanzialmente priva di servizi sopra i 30 Mbps. Assenza di copertura o comunque copertura così bassa da potersi ritenere non idonea concorrono a comporre il dato dell’Osservatorio, che individua peraltro la copertura disponibile e non gli effettivi utilizzatori del servizio. Fra questi distretti, a giugno 2016, si potevano contare il distretto meccanico di Lumezzane, il distretto orafo di Valenza o il distretto delle pelli di Montegranaro, solo per citarne alcuni dei più rinomati del made in Italy. «Se guardiamo invece ai distretti raggiunti dai servizi Fttx – precisa Pascale – solo 21, e parliamo di circa il 15% del totale, risultava avere una copertura ultrabroadband superiore alla media nazionale».

La media nazionale individuata dallo studio dell’Osservatorio EY (ma qui il dato comprende anche i territorio fuori dalle aree distrettuali) è il 53 per cento. Anche qui il rovescio della medaglia non è per nulla gratificante, con un 47% di imprese fuori dai servizi a banda ultralarga.

Stando ai numeri dell’Osservatorio EY, anche i 10 distretti industriali di maggiori dimensioni in termini di unità manifatturiere nel loro complesso mostrano un quadro non esente da tinte più scure. «A giugno - conferma Pascale - risultavano tutti raggiunti da servizi Fttx, ma nella metà dei casi la copertura era al di sotto della media nazionale».

Nella fattispecie, i più critici risultano il distretto tessile di Como e dell’industria meccanica di Lecco con una copertura ultrabroadband rispettivamente del 25% e del 26%, rispetto al 53% del valore nazionale. Entrambi i distretti hanno una copertura a banda larga (e quindi con velocità di download di 2 megabit al secondo) quasi del 100%, e quindi anche superiore alla copertura del 92% di media. Nel novero dei distretti di maggiori dimensioni Prato, con copertura ultrabroadband a disposizione per il 75% di imprese, è quello meglio posizionato, seguito dal distretto di Reggio Emilia (61%).

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