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Raggi: «No alle Olimpiadi del mattone»

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Politica

Raggi: «No alle Olimpiadi del mattone»

(LaPresse)
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ROMA - «È da irresponsabili dire sì». La slide con cui la sindaca Virginia Raggi fa calare il sipario su Roma 2024 è la prima di dieci. Lo sfondo è la Vela di Calatrava a Tor Vergata, grande incompiuta dei mondiali di nuoto del 2009. In una Sala della Protomoteca in Campidoglio gremita di fotografi e cronisti, Raggi - affiancata dal vicesindaco Daniele Frongia - suggella l’armistizio con il M5S alla vigilia di Italia 5 Stelle, la kermesse che riunirà a Palermo sabato e domenica l’intero mondo pentastellato in cerca di riscatto dopo errori, liti e veleni.

Fa risuonare parole care ai Cinque Stelle: il no «alle Olimpiadi del mattone», ai «progetti lontani dagli interessi dei cittadini», «agli sprechi e alle false promesse», ai «buoni affari solo per le lobby». E non fa mancare uno “schiaffo” al presidente del Coni Giovanni Malagò: convocato alle 14.30 per il colloquio in cui avrebbe dovuto anticipargli la decisione sulle Olimpiadi, lo fa aspettare per 35 minuti. «Ho avuto un contrattempo», spiega la sindaca senza scomporsi. «Mi dispiace che mentre lo avvisavo che stavo entrando in Campidoglio lui se ne sia andato». Il “contrattempo” era un pranzo con l’assessora ai Trasporti Linda Meleo e un direttore generale, seguito all’incontro con il ministro Graziano Delrio per firmare il protocollo d’intesa sul Grab, il grande raccordo ciclopedonale. D’altronde, dal Campidoglio non avevano mai fatto mistero di considerare il vertice con Malagò un passaggio quasi superfluo. E non ha giovato la richiesta del numero uno del Coni di trasmetterlo in streaming.

Il no a Roma 2024 era deciso da tempo, come Raggi precisa, escludendo tentennamenti: «Non abbiamo mai cambiato idea, anzi l’abbiamo rafforzata». Perché «non ipotechiamo il futuro di Roma e dell’Italia: si chiede di assumere altri debiti mentre ancora la gestione commissariale deve pagare un miliardo per i Giochi del 1960». La sindaca cita il «flop mondiale» di Atene, Sidney, Londra e Rio, e le cifre di uno studio della Oxford University: «Rispetto ai costi preventivati gli sforamenti sono stati quasi sempre superiori al 50%, con punte del 720% a Montreal, del 266% a Barcellona e del 90% a Sidney». Elenca le città che hanno detto no in passato: Boston, Amburgo e Madrid. E rilancia promettendo la sistemazione degli impianti esistenti e dei cantieri «fatiscenti». Due i progetti annunciati: la trasformazione della Città del nuoto di Calatrava nella «Vela della conoscenza», che sarà oggetto di un accordo con l’Università di Tor Vergata (se ne occupa l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, il più aperturista sulle Olimpiadi, ieri assente) e quella dell’impianto di Tre Fontane in una struttura paralimpica. Sul primo progetto pungola Malagò, adirato dopo il forfait della sindaca. No alle lobby? Ma «se realizzi a Tor Vergata un’aula per l’università vale la concessione a un consorzio, tra cui la Vianini (società del gruppo Caltagirone, ndr). Se invece realizzi un villaggio per atleti si va a gara pubblica con trasparenza».

All’ipotesi di danno erariale per la mancata candidatura replica Frongia: «C’è stato, ma per tutte le opere incompiute dei grandi eventi del passato». La sindaca, che oggi dovrebbe vedere Malagò alla conferenza sugli Europei di calcio 2020, attacca il Pd: mette a confronto i dati macroeconomici al tempo del no di Monti nel 2012 e quelli odierni, tutti peggiorati; i tweet di allora che benedicevano la decisione del premier con quelli di oggi. E chiede: «Perché adesso le Olimpiadi sono considerate un affare?». I dem non arretrano. «Il no è uno schiaffo al futuro di Roma», afferma Matteo Orfini. Il premier Matteo Renzi tace, in attesa del voto di martedì dell’assemblea capitolina sulla mozione che deve revocare quella con cui l’amministrazione Marino diede il via libera alla candidatura. Ma da Palazzo Chigi trapela l’irritazione per una scelta che si ritiene frutto delle divisioni tra i grillini, nel momento in cui Roma è la candidatura più forte (Los Angeles e Parigi ieri hanno esultato). Non riescono ancora a trovare l’assessore al Bilancio e la guida delle partecipate - è la domanda che serpeggia - e si preoccupano del 2024?

I nomi non arriveranno prima della prossima settimana. Ma Raggi incassa il sostegno di Beppe Grillo in una telefonata («Brava, continua così») e il placet di Di Maio e Di Battista. «Ora andiamo avanti», twitta la senatrice Taverna. Si tenta di ricompattarsi per la scalata al governo nazionale. Senza farsi trovare impreparati sulla classe dirigente, il tallone d’Achille rivelato dal caso Roma: a Palermo potrebbe essere annunciata la selezione di un centinaio di professionisti disponibili ad assicurare in futuro il loro contributo al Movimento.