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Slitta a mercoledì l’incontro decisivo con i sindacati

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Slitta a mercoledì l’incontro decisivo con i sindacati

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L’indicazione esatta delle risorse a disposizione; maglie più ampie per l’uscita anticipata “a costo zero”; una soluzione per i lavoratori precoci (quelli che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni); e tempi certi per l’avvio delle politiche attive, sempre più fondamentali per affrontare le crisi aziendali, dopo l’entrata in vigore delle nuove regole sugli ammortizzatori sociali varate con il Jobs act: sono questi i quattro punti principali su cui i leader di Cgil, Cisl e Uil attendono una risposta da parte del governo all’incontro decisivo slittato al pomeriggio di mercoledì su previdenza e lavoro, in vista della presentazione a metà ottobre della legge di Bilancio.

Il “faccia a faccia” tra il ministro Giuliano Poletti, il sottosegretario a palazzo Chigi, Tommaso Nannicini, e i tre numeri uno sindacali, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, era inizialmente previsto per domani. Ma la riunione del Consiglio dei ministri per l’esame della nota di aggiornamento al Def ha suggerito un differimento del tavolo.

Le parti sociali si aspettano passi avanti, come ha lasciato intendere nei giorni scorsi la segretaria generale della Cgil, Camusso, che ha invitato il governo a quantificare le risorse da mettere sul piatto e, sui precoci, a definire subito i criteri (per evitare ingiustizie, e non commettere gli errori fatti con gli esodati). Anche Cisl e Uil chiedono all’esecutivo «un ultimo sforzo», ma, in ogni caso, possibili soluzioni su irrobustimento della quattordicesima, ricongiunzioni gratuite ed equiparazione della “no tax area” tra pensionati e lavoratori, rappresenterebbero comunque uno scambio «che fa avere alle persone opportunità in più», sintetizza Maurizio Petriccioli, segretario nazionale della Cisl.

Certo, l’asticella fissata nelle scorse settimane dal governo a 1.500 euro lordi (1.200 euro netti) per l’Ape a costo zero è giudicata ancora troppo bassa (i sindacati vorrebbero che si salisse ad almeno 1.650 euro lordi per ricomprendervi anche macchinisti e operai specializzati); e poi c’è la Cgil che in generale resta cauta sull’intera operazione Ape, giudicandola «uno strumento d’emergenza» che non risolve il problema della flessibilità in uscita.

I margini di trattativa restano aperti; e, vista anche la posizione di partenza “di attesa” del sindacato di Corso d’Italia, l’ipotesi al momento più probabile è che martedì ci si limiti a mettere nero su bianco, in un verbale, le posizioni di tutte le parti, per riassumere i quattro mesi di confronto ed evidenziare i punti condivisi.

Ad avere un ruolo importante saranno anche i chiarimenti che l’esecutivo fornirà sul mercato del lavoro, soprattutto su politiche attive e sussidi, alla luce anche del varo finale, lo scorso venerdì, del decreto correttivo al Jobs act. Il provvedimento, all’ultimo minuto, ha ridotto il “paracadute ponte” nelle aree di crisi industriale complessa al solo prolungamento fino a un massimo di 12 mesi della Cigs in scadenza nel 2016, mentre è saltato l’ulteriore sostegno (500 euro) ai lavoratori licenziati. Che quindi rimarranno senza sostegno e senza impiego. Il ministro Poletti ha assicurato che la questione sarà affrontata «all’interno della legge di Bilancio». Il tema è delicato, considerato anche come, a fine anno, usciranno di scena cassa integrazione e mobilità in deroga. E le nuove politiche attive sono ancora ferme ai box.

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