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Milano capolista delle (poche) unioni civili

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legge cirinnà

Milano capolista delle (poche) unioni civili

È Milano il Comune dove la nuova legge sulle unioni civili e le convivenze di fatto ha, per ora, avuto maggiore presa. In due mesi sono state già celebrati 26 unioni tra persone dello stesso sesso e altre 102 sono in lista d’attesa. Ancora più alto il numero delle coppie che hanno deciso di formalizzare la loro convivenza con una presa d’atto presso gli uffici comunale dello stato civile: sono 128.

Negli altri municipi capoluogo di Regione sui quali si è concentrata l’indagine del Sole 24 Ore, i numeri sono più contenuti. La stessa Roma, che pure surclassa il capoluogo lombardo in quanto ad abitanti, si ferma a 9 unioni civili già celebrate e 74 in procinto di essere perfezionate. Una sola, invece, la domanda di convivenza di fatto finora arrivata in Campidoglio.

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Le richieste di unione civile e di convivenza di fatto arrivate ai Comuni capoluogo di Regione dopo l'entrata in vigore della legge Cirinnà (Fonte: elaborazione Il Sole 24 Ore su dati dei Comuni)

Dunque, numeri, tutto sommato, piccoli, soprattutto se si pensa al grande clamore e al serrato dibattito che ha accompagnato il varo della legge n. 76 di maggio scorso, ribattezzata legge Cirinnà dalla senatrice del Pd prima firmataria del testo. Va, però, anche considerato che seppure le nuove regole sono entrate in vigore a inizio giugno - per l’esattezza il 5 - di fatto non si è potuto iniziare ad applicarle se non dal 29 luglio, quando è arrivato il decreto che ha spiegato agli uffici di stato civile dei Comuni come comportarsi con la novità.

Ed è proprio al fattore tempo che si appella Monica Cirinnà nel valutare la prima applicazione della “sua” legge. «Si tratta di numeri straordinari. Chi è che si sposa - commenta la senatrice del Partito democratico - in agosto? Chi lo fa, rischiando di rovinare le vacanze alla famiglia e agli invitati? Così come i matrimoni civili subiscono in piena estate una flessione - e altrettanto accade durante nei mesi invernali - lo stesso ci si deve aspettare per le unioni civili. Con la primavera o anche in questo scorcio di stagione dove ancora c’è bel tempo, è presumibile, invece, una ripresa delle celebrazioni. Io, per esempio, sono invitata a due unioni civili per giugno prossimo. È chiaro che chi si sposa preferisce, se può, aspettare la bella stagione».

I nuovi diritti

Sempre secondo Cirinnà è, poi, fuorviante rapportare i primi numeri della nuova legge all’attenzione e alle polemiche che ne hanno accompagnato il varo. «In piazza - sottolinea l’esponente Pd - sono andate tutte le persone che volevano vedere riconosciuti questi diritti. Anche gli eterosessuali. Chiedevano le nuove regole non necessariamente dietro un’urgenza personale, ma perché più semplicemente il Paese se ne dotasse. Poi uno le usa quando più ritiene opportuno».

Di certo c’è che la maggior parte degli uffici comunali, almeno nelle città più grandi, si è subito attrezzata per ricevere le nuove domande di matrimoni omosessuali e quelle dei conviventi di fatto. E questo nonostante i criteri di adeguamento - stabiliti in via transitoria dal decreto 144 del 23 luglio scorso, entrato in vigore il 29 - siano arrivati in piena estate. Nei siti istituzionali dei principali municipi, tuttavia, compaiono le istruzioni per chi vuole unirsi civilmente o intende registrarsi come convivente di fatto. Ora si attende che il Governo - in forza della delega assegnatagli dalla legge 76, delega che scade agli inizi di dicembre - vari i decreti legislativi per mandare a regime le nuove disposizioni. Il ministero della Giustizia, a cui tocca il compito di mettere a punto i testi, di concerto con altri dicasteri, ha già pronti i primi due provvedimenti.

I numeri dell’esordio

C’è un dato che lascia intendere - al di là del peso piuttosto contenuto dei numeri complessivi - come le unioni civili siano comunque destinate a crescere. Se, infatti, si guarda alle richieste di matrimoni omosessuali in lista d’attesa, perché ancora da perfezionare, ci si rende conto che sono molto superiori rispetto ai riti già celebrati. Il rapporto è quasi di uno a cinque: 100 unioni già in porto e 463 in itinere. Segno di una sensibile crescita che coinvolge un po’ tutti i Comuni capoluogo di regione. Solo a Campobasso e L’Aquila la legge Cirinnà non ha fatto, per il momento, “proseliti”.

Diverso il discorso per le convivenze di fatto, dove le città ancora a zero richieste sono diverse, mentre solo poche (Milano, Trento, Napoli, Firenze e Torino) hanno numeri a doppia cifra. In totale si è arrivati a 228 registrazioni e anche in questo caso valgono le ragioni utili per spiegare il debutto al rallentatore delle unioni civili, ma con in più il fatto che le convivenze di fatto già esistevano. Infatti, secondo l’articolo 4 del Dpr 223 del 1989 (nuovo regolamento anagrafico) per famiglia anagrafica si intende un insieme di persone legate anche da «vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune». Per le coppie di fatto, la legge 76 ha in più previsto una serie di diritti, come la possibilità di intervenire in caso di malattia del partner (per esempio, avere accesso ai dati sanitari) o di morte (per esempio, subentrare a un contratto di locazione). Altra novità è la possibilità di regolare i rapporti patrimoniali attraverso un contratto di convivenza. L’opportunità di registrarsi in Comune come coppia di fatto riguarda, dunque, soprattutto le nuove coppie, perché per chi già conviveva fa fede lo stato di famiglia.

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