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Anche Tutino rinuncia, Grillo impone il silenzio

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Anche Tutino rinuncia, Grillo impone il silenzio

  • –Barbara Fiammeri

roma

E siamo a 3. Dopo le dimissioni di Marcello Minenna, la revoca di Raffaele De Dominicis per violazione delle regole pentastellate, anche il consigliere della Corte dei conti, Salvatore Tutino, si autoesclude dalla corsa per guidare l’assesorato al Bilancio della Giunta di Virginia Raggi. A motivare il passo indietro è stato lo stesso giudice: «Sono da 20 giorni sulla graticola e lascio per il clima che c’è all’interno del partito che dovrebbe sostenere la Giunta di Roma», spiega con riferimento agli attacchi nei suoi confronti di alcuni dei massimi esponenti del M5s come Roberto Fico e Carla Ruocco ma anche lo stesso Alessandro Di Battista che lo accusano di essere uno dei rappresentanti della «casta». Un’accusa esplicita che costringe Beppe Grillo a intervenire con un diktat per imporre il silenzio stampa sulla Capitale: «Ringrazio di cuore tutti i portavoce M5s che non faranno né dichiarazioni né interviste su Roma nei prossimi giorni». Il messaggio del «capo politico» del M5s è chiaro: basta con il fuoco amico. Probabilmente a Grillo non sono piaciute le recenti interviste concesse negli ultimi giorni da Fico e Ruocco (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) che non hanno fatto mistero della loro posizione critica nei confronti di Tutino, facendo riferimento alla posizione espressa già nel 2013 da M5s, che presentò un’interrogazione parlamentare contro la sua nomina avvenuta alla vigilia dell’entrata in vigore del tetto di 300mila euro sul cumulo vitalizi, pensioni, retribuzioni. Una storia che è tornata prepotentemente alla ribalta da quando il nome del giudice contabile è entrato in pole position per la nomina di assessore al Bilancio della Capitale.

Virginia Raggi - che aveva già presentato il magistrato alla sua Giunta - non si mostra però preoccupata per questo ennesimo rifiuto. «Tutino era uno dei possibili candidati, a breve avrete un nome», ha assicurato la sindaca a margine della sua audizione alla commissione Ambiente e sport del Senato sulle Olimpiadi del 2024.

Raggi ha spiegato il suo «no» sottolineando che questa era ed è la volontà dei romani che l’hanno eletta, visto che era uno dei punti salienti della sua campagna elettorale. La sindaca però rilancia e chiede al Governo di impegnarsi su un «Patto per Roma», finanziato «con i fondi che pensava di investire sulla città per le Olimpiadi». Una richiesta però che per l’Esecutivo non è percorribile: «Siamo pronti al Patto per Roma ma il Sindaco Raggi non pensi di bluffare con noi: i soldi che sarebbero arrivati su Roma per le Olimpiadi andranno a Parigi o a Los Angeles», ha replicato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. E Grillo attacca anche la scelta di Renzi di rilanciare il Ponte sullo Stretto: «Eri contrario, la tua parola vale zero. Menomato morale».

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