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I barbari in amore, trittico di Hofesh Schechter

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danza

I barbari in amore, trittico di Hofesh Schechter

(Photo by Thomas Bowles/REX Shutterstock)
(Photo by Thomas Bowles/REX Shutterstock)

Sono vestiti di bianco, quasi tute spaziali, i barbari di Hofesh Schechter, illuminati da fari di luce netta ruotanti come lame che tagliano l'aria. I sei danzatori, nella seconda parte, indosseranno aderenti body giallo-oro. E nella terza, spiazzando, la coppia in scena si presenta in costume bavarese e cappello alpino, l'uomo, e in pantaloni grigi e camicetta, la donna. Diviso in tre parti “Barbarians” è, nelle intenzioni del quarantenne coreografo anglo-israeliano formatosi alla Batsheva Dance Company e musicista rock, uno spettacolo sull'amore, sulla passione, sulla libertà, e su tutto ciò che entra in gioco - conflitti, libertà personali, ossessioni - nel rapporto tra due persone.

Sono i barbari in amore. Che cosa succede quando ci concediamo troppa libertà, che cosa succede quando ci innamoriamo o siamo preda della passione? Da queste domande e da un disagio personale dello stesso autore nasce lo spettacolo, per raccontarsi e provare a esorcizzare la crisi di mezza età, lo sdoppiamento della personalità. Lo confessa in scena affidandosi ad una voce robotica fuori campo – una psicoterapeuta –, quasi un prologo che si trasformerà in dialogo e che seguirà altre dichiarazioni intime, fino a rivelare, nell'ultima parte il rapporto col padre in una sorta di perduta purezza alla quale ritornare per ritrovare se stessi.

Detto questo lo spettacolo è ad alto tasso adrenalinico, un montaggio della coscienza che sembra pulsare vorticosamente nello spazio mentale di Hofesh. “The barbarians in love” inizia con un gioco di luci da concerto rock che dal palco debordano in platea seguendo il suono violento di una musica elettronica ad altissimo volume, rumori industriali, distorsioni, per contaminarsi con sonorità barocche, arie di Mozart incluse.

Sotto questi fasci luminosi s'innesca la danza tribale dei performer, aggressiva, con pugni in aria, roteare delle braccia, schiene curve, gambe sghembe, dritte, martellanti, cerchi militareschi, e pose di corte nella seconda parte “The bad”. Si arriva a questa alla fine dello sfumare, in penombra, dei danzatori denudati che lentamente, come carillon, si muovono avendo abbandonato la frenesia per ritrovare la propria umanità. Tra ritmi percussivi riesplodono gli accenni primitivi della prima coreografia con cambi improvvisi di movimenti e posture, tra riti orgiastici e sensi placati.

“Barbarians”, trilogia di Hofesh Shechter, performance Hofesh Shechter Company.
Debutto al Romaeuropa Festival. Al Lac di Lugano l'1 ottobre Al Lac di Lugano l'1 ottobre

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