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Inps, stop del Lavoro alla riforma Boeri

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Attualità

Inps, stop del Lavoro alla riforma Boeri

Il piano di riorganizzazione dell’Inps varato dal presidente Tito Boeri nei mesi scorsi con alcune “determinazioni” in parte subito esecutive ha incassato ieri uno stop del ministero del Lavoro. Un parere articolato di 14 pagine, quello del ministero vigilante sulle attività dell’Istituto, che riprende e fa propri i diversi rilievi critici che erano già stati sollevati dal ministero dell’Economia e dal Dipartimento Funzione pubblica in momenti diversi nel corso dell’estate. E che arriva dopo il ricorso al Tar, per illegittimità dei nuovi regolamenti, presentato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ), l’organismo interno dove sono rappresentate le parti sociali.

I punti presi di mira dal ministero spaziano dai poteri, ora attribuiti in preminenza al presidente rispetto al direttore generale, in materia di selezione e assegnazione di funzioni nonché del riconoscimento dei premi di risultato ai dirigenti, fino alla scelta di istituire una Commissione di esperti, due di nomina del presidente e uno del direttore generale, cui affidare l’istruttoria e la preselezione delle candidature dei dirigenti, in una prospettiva che si avvicina allo spirito della riforma Madia della dirigenza non ancora entrata in vigore (i componenti sono Bruno Dente, Gianfranco D’Alessio e Silvia Giannini).

Non va anche l’idea, presentata da Boeri, di utilizzare i risparmi di spesa determinati dalla soppressione di due unità dirigenziali di livello generale per assumere un certo numero di funzionari. In queste settimane era circolata la voce di un piano di 900 assunzioni in diverse aree operative, ipotesi che tuttavia sembra scontrarsi con i vincoli tuttora previsti sulle assunzioni nella Pa e i limiti imposti dai diversi piani di spending review implementati negli ultimi anni (l’età media dei dipendenti è superiore ai 50 anni e sono previsti un migliaio di pensionamenti quest’anno e 8-900 l’anno prossimo in un regime di perdurante blocco del turn over).

Nella nuova organizzazione dell’Istituto si passerebbe da 48 a 46 dirigenti di prima fascia distribuiti su 37 direzioni generali, compreso l’organo interno di valutazione (Oiv) e 9 incarichi di consulenza, studio o ricerca; uno schema pure criticato dai ministeri per l’indeterminatezza degli incarichi cosiddetti “di studio”. In linea più generale la determina di Boeri sulle funzioni centrali e territoriali dell’Inps punta a un dimagrimento da 33 a 14 delle direzioni centrali e a un rafforzamento da 15 a 22 delle strutture territoriali di rango dirigenziale in una prospettiva di un «modello organizzativo sempre più focalizzato sui servizi all’utenza».

Oggi il presidente Tito Boeri e il presidente del Civ, Pietro Iocca, saranno uditi dalla Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti previdenziali. Secondo Boeri i rilievi del ministero del Lavoro sarebbero superabili con una serie di correzioni ai regolamenti in questione senza tuttavia stravolgere l’impianto complessivo della nuova organizzazione.

In più punti le nuove determinazioni di Boeri rimetterebbero in qualche modo in discussione l’attuale assetto di governance “duale” dell’Istituto in vigore dal 2010, quando venne soppresso il Cda con l’attribuzione al presidente dei suoi poteri determinando un equilibrio critico con l’altro organo esecutivo che è responsabile diretto della gestione dell’Istituto, vale a dire il direttore generale. Poco dopo la sua nomina Tito Boeri aveva sostenuto con forza la necessità di una riforma della governance che, tuttavia, governo e Parlamento non hanno mai voluto finora considerare.

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