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L’addio amaro della virologa Capua alla Camera (e…

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giustizia, politica, scienza

L’addio amaro della virologa Capua alla Camera (e all’Italia)

«Do voce agli innocenti accusati ingiustamente che attendono impotenti che la giustizia faccia il loro corso. Quello che è successo a me può succedere a chiunque». Ilaria Capua, 50 anni, scienziata ed ex deputata di Scelta Civica, usa parole di grande rabbia per dire addio all’aula della Camera che ieri ha accettato le sue dimissioni. La sua è una storia che intreccia giustizia, politica e scienza.

La storia
La virologa italiana di fama mondiale, diventata celebre ai tempi dell’influenza aviaria per aver isolato il virus e sollecitato il pubblico accesso ai dati a livello internazionale, non ha potuto realizzare in Italia il suo sogno scientifico e si è trovata al centro di una vicenda giudiziaria dalla quale nel luglio scorso è stata pienamente prosciolta. È la storia di un processo per presunto traffico di virus animali iniziato nel 2004 (all’epoca dell’epidemia di influenza aviaria) e arrivato alle richieste di rinvio a giudizio nel 2014. Tutto però era nato ancora prima, nel 1999, quando un dirigente dell’azienda produttrice di vaccini Merial era stato indagato dall’Homeland Security negli Usa perché sospettato di aver ricevuto alcuni virus di aviaria nella sua casa di Cesena senza aver seguito le procedure di sicurezza. Nel 2014 il processo era stato spacchettato tra Verona, Padova e Pavia. Coinvolgeva 41 imputati fra virologi, responsabili di aziende produttrici di vaccini e veterinari legati all’amministrazione pubblica. Il bilancio finale: archiviazioni, prescrizioni, proscioglimenti per tutti i reati.

Via dal Parlamento e via dall’Italia
Adesso, a vicenda giudiziaria conclusa, la scelta amara di Capua: lasciare il Parlamento e lasciare l’Italia.
L’incredibile storia, racconta con amarezza la Capua, ha minato la sua credibilità di parlamentare e l’ha convinta a lasciare l’attività alla Camera per tornare alla ricerca. Ora dirige il Centro di eccellenza dell’Università della Florida dedicato all'approccio “One Health”, che unifica i temi della salute umana, animale e ambientale: è quello che la ricercatrice aveva sempre sognato di fare e avrebbe voluto realizzare in Italia. La sua grinta è la stessa di sempre: «Una donna di scienza nel quale questo Paese e l'Europa hanno investito - ha detto Capua ieri prendendo congedo da Montecitorio - ha il dovere di non fermarsi. Ha il dovere di continuare a condurre le proprie ricerche nonostante tutto, perché la scienza è di tutti ed è strumento essenziale per il progresso». Tornare sui suoi passi ormai non è più possibile: «Ora che è finita - ha detto riferendosi al proscioglimento - potrei tornare indietro, ma vi dico la verità, non me la sento. Devo recuperare forze, lucidità e serenità, devo lenire la sofferenza che è stata provocata a mia figlia e a mio marito. Devo recuperare soprattutto fiducia in me stessa, appunto perché voglio usare al meglio il tempo che ho a disposizione». Preferisce quindi tornare al suo posto, «a fare quello che so fare meglio, all’estero, ma sempre con lo sguardo rivolto verso l’Italia».

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