Esselunga il benchmark della grande distribuzione italiana, ma anche un big a livello europeo nelle vendite per metro quadrato. Esselunga non è solo una catena di distribuzione ma un congegno quasi perfetto in cui le aziende di produzione di piatti pronti e dolciari del gruppo milanese si integrano alla rete commerciale (e con il patrimonio immobiliare).
Secondo il Rapporto 2014 dell’area studi di Mediobanca, l’azienda costruita da Bernardo Caprotti ha il più alto indice di vendite per metro quadrato, 16mila euro, contro gli 8.150 euro medi del panel. Gli altri gruppi si collocano tra i 6.940 euro/mq delle Coop e i 4.870 euro/mq di Carrefour. L’azienda è seconda per Roe (dopo la catena discount Eurospin), il 13,6% e utili netti del 4,9 delle vendite. L’utile cumulato nel periodo 2011-2014 ha toccato 1,1 miliardi contro un misero bottino delle “odiate” Coop di 53 milioni (che però operano in tutta Italia e non solo al Nord e con una logica molto diversa).
Insomma Esselunga è diventata una cash cow grazie alla dedizione totale, dal 1957, del suo fondatore Caprotti che ha formato un proprio management. Caprotti ha anche il merito di non essere caduro nella trappola dell’ipermercato, un format che sconta anni di crisi delle vendite.
Operazione rinnovo
Ma anche una macchina quasi perfetta come Esselunga ha subìto negli ultimi anni un’erosione della redditività: ha reagito rinnovando completamente la rete commerciale (nei punti vendita il pavimento è di marmo), non ha mai staccato il piede dall’acceleratore delle promozioni e ha consolidato la marca propria.
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