Quello stretto rapporto confidenziale con l’allora direttore generale di Ama, Giovanni Fiscon, aveva consentito a Paola Muraro di compiere una vera e propria scalata all’interno di Ama. Una corsia preferenziale per ottenere incarichi con la municipalizzata dei rifiuti di Roma, al punto che per la Procura della Repubblica capitolina non era una semplice consulente ma una «dirigente di fatto».
Il fronte investigativo del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Alberto Galanti si apre a un nuovo scenario che potrebbe far precipitare la posizione dell’attuale assessora M5S della Giunta di Virginia Raggi. Perché le telefonate con Fiscon, registrate nell’inchiesta Mafia Capitale, avrebbero chiarito il motivo per il quale la Muraro avesse acquisito in Ama un presunto potere dirigenziale, pur essendo a contratto esterno. Le documentazioni finite sulle scrivanie dei due magistrati hanno svelato come abbia ottenuto, attraverso l’intercessione di Fiscon, svariati piccoli contratti di consulenza, oltre quello che in 12 anni le ha fatto guadagnare 1 milione 200mila euro lordi con Ama.
Allo stato l’attuale assessora risponde di due reati: gestione non autorizzata di rifiuti, accusa che si riferisce al suo precedente incarico di referente Aia degli impianti Tmb (Trattamento meccanico biologico) della municipalizzata a Rocca Cencia e Salaria, e concorso in abuso d’ufficio con Fiscon, ipotesi legata alle consulenze che ha ottenuto. Gli inquirenti stanno facendo luce anche su un presunto «sistema» utilizzato per aggirare il farraginoso iter amministrativo degli incarichi. Un caso, secondo i carabinieri del Noe, potrebbe individuarsi in una perizia legale che la Muraro compie per un procedimento penale in cui Fiscon risultava imputato per violazione dei reati ambientali. Si tratta di una contravvenzione in cui l’ex dg di Ama era incappato nel 2011 assieme all’imprenditore Manlio Cerroni, titolare di impianti per lo smaltimento rifiuti, gli stessi stabilimenti che la Muraro voleva utilizzare a luglio scorso per uscire dalla crisi immondizia della Capitale. Stando ai riscontri investigativi Fiscon avrebbe aggirato le normali regole di assegnazione delle consulenze, affidandole direttamente l’incarico e facendole ottenere, in un secondo momento, un «riconoscimento di debito» da parte di Ama. Al vaglio dei magistrati, poi, anche un’altra consulenza del valore di 25mila euro. L’incarico - risulta ai magistrati - prevedeva che la Muraro facesse un semplice accesso agli atti della Regione Lazio per acquisire alcuni documenti destinati a una relazione. Per questo lavoro l’assessora ha presentato regolare fattura, ma il compenso non è stato ancora liquidato.
Nel mirino degli inquirenti è finito anche Franco Panzironi, l’ex amministratore delegato di Ama ed ex presidente di Multiservizi spa (partecipata da Ama), anche lui, al pari di Fiscon, travolto dal procedimento Mafia Capitale. I magistrati ritengono che Panzironi abbia agevolato la Muraro proprio in virtù di quello stretto rapporto confidenziale che legava l’allora esperta di rifiuti e l’allora direttore generale di Ama. I carabinieri del Noe stanno analizzando alcune telefonate - captate nel procedimento sulla presunta cupola mafiosa di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi - in cui Panzironi offre alla Muraro un incarico per un progetto relativo a un impianto di trattamento rifiuti in Trentino Alto Adige. Stando al contenuto della telefonata, «Panzironi riferisce che sarà l’amministratore delegato della società che gestirà l’impianto e prospetta alla donna (Muraro, ndr) la possibilità di assumerla in qualità di tecnico all’interno della nascitura società».
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