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Effetto «Industria 4.0» sui macchinari

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verso la legge di bilancio

Effetto «Industria 4.0» sui macchinari

Il balzo degli investimenti in macchinari e attrezzature - + 3,2% nel 2017 - spicca come uno dei numeri più ambiziosi del programma governativo in vista della legge di bilancio. Perché nelle pieghe della nota di aggiornamento al Def si percepisce in modo chiaro come le principali aspettative per il rilancio della crescita siano legate ai superammortamenti, agli incentivi per la ricerca e più in generale a tutte le misure messe all’interno della cornice Industria 4.0.

Il quadro macroeconomico programmatico, quello che incorpora gli effetti sull’economia delle misure che il governo intende presentare al Parlamento con la legge di bilancio, prevede per il totale degli investimenti una crescita annua del 3,2% da confrontare con l’1,5% del tendenziale, che incorpora le previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente. Destinati a giocare da protagonisti gli investimenti in macchinari e attrezzature con un incremento del 3,2% nel 2017 e del 3,4% nel 2018, dopo l’1,4% del 2015 e l’asfittico 0,6% del 2016. Un altro passo rispetto al quadro tendenziale che si ferma all’1,8% e al 3,1%. Come si vede, ci si attende una forte spinta soprattutto il prossimo anno - +1,4% aggiuntivo - quando dovrà dispiegarsi al massimo l'effetto dei super e degli iperammortamenti, che saranno limitati a investimenti effettuati nel 2017 con una finestra di sei mesi aggiuntivi per la consegna del bene, previo acconto del 20% entro il 31 dicembre. La proroga dei superammortamenti al 140% toccherà un’ampia platea dei beni, mentre per quelli più funzionali alla digitalizzazione scatterà un iperammortamento al 250 per cento. La maggiorazione fiscale dovrebbe scendere al 120% per i veicoli, ma anche alla voce mezzi di trasporto gli investimenti dovrebbero accelerare in modo vistoso (per il 2017 4,4% il programmatico contro il 3% tendenziale).

Si può presumere che alla maggiorazione degli ammortamenti vada ascritta una parte importante di questo effetto incrementale, ma vanno considerate anche altre leve su cui il governo fa un certo affidamento. In cantiere, per restare a Industria 4.0, c’è ad esempio il rafforzamento del credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo, con proroga di un anno fino al 2020. E c’è il rifinanziamento del Fondo di garanzia che, attraverso coperture più alte, premierà in particolare le operazioni finalizzate agli investimenti e non a mero reperimento di liquidità: con 900 milioni da stanziare nel 2017 i tecnici stimano un effetto leva da 22 miliardi di finanziamenti garantiti.

Le cifre sono utili a precisare un concetto più generale: questa manovra dovrà mettere in circolo soprattutto gli investimenti e dovrà farlo subito, nel 2017. Anche se l’impatto sul bilancio pubblico degli incentivi fiscali scatterà solo dal 2018, per circa 11,7 miliardi tra super/iperammortamenti e bonus ricerca. Nel contempo il ministero dello Sviluppo economico ha richiesto al Tesoro anche il rifinanziamento per circa 200-250 milioni della Nuova Sabatini (finanziamenti agevolati per i beni strumentali), una misura giudicata particolarmente efficace. Nella Relazione sulle spese di investimento e le leggi pluriennali, il ministero cita la Nuova Sabatini come misura positiva su cui puntare, insieme ad esempio ai contratti di sviluppo o al programma made in Italy per l’internazionalizzazione.

In altri casi si preannuncia che, esauriti i fondi, si andrà di fatto alla chiusura dell’intervento come per le zone franche urbane. Emblematico il corso dei progetti di innovazione industriale che risalgono al programma “Industria 2015” lanciato con grandi aspettative nel 2006. Dei 232 progetti ammessi, ne rimangono in vita 178. Su quasi 1,4 miliardi di risorse pubbliche, le erogazioni totali si fermano a 237,7 milioni. A distanza di anni tutte le altre risorse sono bloccate dalla perenzione amministrativa.

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