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La «lobby bulgara» e il difficile ruolo italiano

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l’analisi

La «lobby bulgara» e il difficile ruolo italiano

«L’Europa non penserà mica che fatto l’accordo con la Turchia abbiamo risolto i problemi dei migranti? Non vuole fare nulla? Non vuole citare neppure l’Africa nel comunicato finale? Allora l’Italia farà da sola». Escluso a Bratislava dalla conferenza a due Merkel-Hollande, il premier italiano, Matteo Renzi ha sfoderato con orgoglio, come fa ormai sempre più spesso, i dati dei migranti salvati nel canale di Sicilia dalla nostra Marina Militare e annuncia gli accordi di riammissione bilaterali già raggiunti (Nigeria e Tunisia) e tutti quelli in corso con i Paesi dell’Africa subsahariana. Molto più in sordina, sempre a Bratislava, il premier bulgaro Boiko Borisov ha incassato aiuti per 160 milioni di euro per il controllo delle frontiere esterne con la Turchia. Ed è proprio a un valico tra Bulgaria e Turchia, il punto di frontiera Kapitan Andreevo (dove si registra un aumento di arrivi via terra) che ieri si è celebrato il lancio della nuova Agenzia per la guardia costiera e di frontiera europea con maggiori mezzi e competenze di Frontex come ricordato dal commissario Ue all’immigrazione, Dimitri Avramopoulos. Un esempio tra i tanti di come la “lobby bulgara” a Bruxelles funzioni molto bene con l’asse di ferro tra la vicepresidente Kristalina Georgieva e il premier Borisov (entrambi del Ppe) mentre l’Italia, pur raccogliendo apprezzamenti unanimi per l’opera umanitaria che svolge nel Canale di Sicilia, fatica a far passare la sua linea sui migranti a Bruxelles e soprattutto la politica di aiuti europei ai Paesi di origine africani (Migration Compact).

Freddi, se non rotti ormai da mesi i rapporti con l’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa europea, Federica Mogherini, Renzi non perde occasione per mettere sul tavolo le tante cose fatte dall’Italia e le mancate risposte di Bruxelles. Gli dà una mano solo il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni che ieri in Turchia ha ricordato come «l’accordo del 18 marzo tra Ue e Ankara sui migranti interessa tutto il Mediterraneo e non solo la rotta balcanica e il mar Egeo». Un esempio positivo per dire all’Ue di «svegliarsi anche sul Mediterraneo centrale». Chi invece apprezza gli sforzi italiani è sicuramente la Germania. Mercoledì nella residenza dell’ambasciatrice tedesca a Roma, Susanne Wasum Rainer, per festeggiare i 26 anni della riunificazione tedesca, il ministro federale per gli incarichi speciali con delega all’immigrazione, Peter Altmaier (Cdu), vero braccio destro e ascoltato consigliere della cancelliera Merkel, ha annunciato che «la Germania accoglierà 500 profughi provenienti dall’Italia ogni mese».

Altmaier parlava per conto della Merkel nella speranza che, al di là delle “intemperanze” del presidente del Consiglio, si riesca a creare con l’Italia un clima di fattiva collaborazione sui migranti, ma non solo. Sarebbe un errore perdere questa occasione e rifugiarsi nell’ «allora facciamo da soli». Certo, forse avremmo preferito che la nuova agenzia nascesse a Lampedusa invece che a Kapitan Andreevo ma prendiamo per buone le assicurazioni del direttore dell’agenzia europea della guardia costiera e di frontiera, Fabrice Leggeri secondo il quale ora «potrà aumentare il sostegno alle operazioni in mare delle autorità italiane». In attesa che alla “lobby bulgara” si contrapponga un’altrettanto efficace “lobby italiana” a Bruxelles.

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