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Scontrini e consulenze, Marino assolto

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Scontrini e consulenze, Marino assolto

  • –Manuela Perrone

ROMA

«Verità ristabilita». La doppia assoluzione di Ignazio Marino nei due procedimenti partiti dagli esposti di Fdi e Cinque Stelle riapre ferite dentro e fuori dal Pd. E riabilita l’ex sindaco di Roma, costretto a lasciare l’incarico il 29 ottobre 2015 dopo che i 26 consiglieri dem rassegnarono in blocco le dimissioni davanti a un notaio.

Secondo il Tribunale di Roma, non ci sarebbe stato un uso illecito della carta di credito del Comune e non sarebbero state commesse irregolarità nella gestione della onlus Imagine, fondata dal chirurgo. Il primo procedimento riguardava i 13mila euro spesi per 56 cene. Per la Procura si era trattato di convivi svolti per motivi privati e non istituzionali. Per questo Marino è stato accusato di peculato e falso. Nel secondo procedimento, invece, si contestavano irregolarità nei pagamenti a due collaboratori di Imagine, da cui l’ipotesi di reato di concorso in truffa. Per il Tribunale, però, le due accuse non sarebbero state suffragate da prove certe ed è stata decisa la piena assoluzione dell’ex sindaco.

Nel giorno della rivincita, Marino piange e denuncia: «Un anno fa nella nostra Capitale centinaia di migliaia di romani sono stati violentati nella loro scelta democratica da un piccolo gruppo di classe dirigente che si è rifugiato nello studio di un notaio invece di presentarsi in un'Aula come avviene in tutte le democrazie del mondo». Annunciando di sentire «il dovere morale di continuare a impegnarmi per il mio paese e la mia città», lancia l’affondo al premier Matteo Renzi: «Forse ognuno deve guardarsi allo specchio e pensare se ha veramente la statura da statista». Dal Pd si espone prima il presidente Matteo Orfini, ex commissario romano: «Chiedemmo le dimissioni di Marino non per gli scontrini (a farlo fu Sel) ma perché incapace di risolvere i problemi di Roma». In serata la ministra Maria Elena Boschi ribadisce la linea, che è quella di Renzi: la spallata nacque dall’incapacità amministrativa di Marino di dare una svolta. L’ex sindaco chiosa: «Le scuse richiedono capacità di analisi, umiltà e onestà intellettuale». Arrivano attestati di stima da Speranza e Cuperlo, telefonate da Veltroni e D’Alema. Chi chiede esplicitamente scusa (anche ad Alemanno, tra i 116 per i quali la procura ha chiesto l’ archiviazione per Mafia Capitale), è Stefano Fassina (Si). L’ex sindaco non medita per ora iniziative legali. Non infierisce sulla giunta Raggi, anche se ricorda che i giudici hanno respinto la richiesta di risarcimento da 100mila euro per danno funzionale e 500mila per danno all’immagine avanzata dall’avvocatura del Campidoglio. Luigi Di Maio (M5S) resta severo sul caso scontrini («Rimane immorale») e approfitta per prendersela con il premier: «Mentre il Pd accusava Marino Renzi nascondeva i suoi scontrini a Firenze».

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