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Italicum, il «segnale» di Renzi è sempre troppo debole per…

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Italicum, il «segnale» di Renzi è sempre troppo debole per la minoranza Dem

L’ora della resa dei conti nel Pd avverrà domani in occasione della direzione al Nazareno. La minoranza ha chiesto a Matteo Renzi un segnale tangibile sulle modifiche all’Italicum altrimenti si schiererà per il «No». Il premier-segretario è pronto a confermere la disponibilità a rivedere alcuni capisaldi della legge elettorale - come la sostituzione del premio alla lista con quello alla coalizione e anche l’eliminazione del ballottaggio - affidando a una delegazione di parlamentari guidata dai capigruppo Zanda e Rosato il compito di sondare le altre forze politiche. Difficilmente andrà oltre. Anche perché, al di là dei tatticismi, nessuno crede nella possibilità di un intervento entro il 4 dicembre, vista anche l’indisponibilità già manifestata dalle opposizioni di centrodestra e del M5s di mettere mano alla legge elettorale prima del referendum.

La minoranza dem però non arretra. «La direzione di lunedì è l’ultima chance», avverte Giorgio Merlo mentre i bersaniani già costituiscono i comitati dei «democratici per il No». Un passo che conferma come oramai i tempi per recuperare l’unità del partito siano scaduti. Almeno con l’ala bersaniana. Del resto l’ex segretario ha già detto pubblicamente che senza un cambiamento dell’Italicum voterà contro la riforma costituzionale. Difficile che a fargli cambiare idea basti la delegazione per avviare le consultazioni sulle modifiche alla legge elettorale. Nello stesso Pd non esiste al momento una proposta unitaria visto che sono state già presentate due ipotesi: il Mattarellum 2.0 dai bersaniani e il cosiddetto Italikos dalla componente dei Giovani turchi di cui fa parte anche il Guardasigilli Andrea Orlando. E in ogni caso i renziani (e non solo) sono convinti che in realtà non c’è nessuna volonta da parte della minoranza di «ricucire», a prescindere da quale che sia la proposta del segretario.

«È un dibattito surreale, si chiede di presentare come Pd una proposta senza tener conto che sull’Italicum ci sarà una pronuncia della Corte costituzionale e che le altre forze politiche hanno già detto di essere disponibili solo dopo l’esito del referendum». Anche perché da quanto avverrà il 4 dicembre dipenderà quale legge elettorale si farà. In ogni caso - sottolinea Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama - va bene coinvolgere le opposizioni ma bisogna «evitare in ogni modo di ritrovarsi nel pantano già vissuto dal Parlamento, per ben 9 anni, sulla riforma della legge elettorale». Un auspicio che si scontra però con la voglia sempre più estesa tra gli antirenziani - dentro e fuori il Pd - di un ritorno al proporzionale.

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