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Su Amatrice i fari di Anac e Corte Conti

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DECRETO TERREMOTO

Su Amatrice i fari di Anac e Corte Conti

Un “upgrade” del modello Expo, un banco di prova per la capacità di mettere al riparo da scandali e fenomeni di infiltrazione le operazioni post-emergenze e i grandi eventi. Dopo la definizione dei blocchi sulla ricostruzione, ha preso forma anche il capitolo dedicato alla trasparenza negli appalti del decreto terremoto che questa mattina approda in Consiglio dei ministri. E che, nelle sue linee generali, conferma tutte le novità trapelate negli ultimi giorni. 

Il decreto assegna i primi 200 milioni per avviare la ricostruzione: 100 per nuovi impegni e 100 di copertura. L’area del “cratere”, dove sarà concentrata la parte principale dei contributi, resta limitata a 60 Comuni. Per le Pmi ci saranno aiuti fino a 30mila euro per la ripresa delle attività, a tasso zero da rimborsare in 10 anni, e fino a 600mila euro per nuove imprese, da rimborsare in otto anni, sempre a tasso zero. Mentre il termine per gli adempimenti tributari e contributivi sarà congelato fino alla fine dell’anno. Cambierà certamente, invece, la norma sui livelli di sicurezza antisismica da rispettare nella ricostruzione privata. L’idea iniziale della ricostruzione "leggera", attraverso uno "sconto" sui parametri tecnico-strutturali ha trovato forti obiezioni e sarà rivista.

Tornando al capitolo legalità, anche sugli appalti di Amatrice, come a Milano 2015, torneranno ad accendersi i fari dell’Anticorruzione. A disciplinare i controlli sarà un protocollo firmato dal presidente Anac Raffaele Cantone, dal commissario Errani e da Invitalia. All’Agenzia per l’attrazione degli investimenti controllata dall’Economia viene affidato il ruolo di centrale unica di appalto per gli interventi di ricostruzione. Mentre alla Corte dei conti toccherà il compito di monitorare in via preventiva, sulla falsa riga delle verifiche attribuite a Cantone, gli atti del commissario.

Uno degli articoli più dettagliati è dedicato al rafforzamento delle white list. Sugli elenchi di imprese certificate il Governo ha prodotto il massimo sforzo, inventandosi l’Anagrafe antimafia degli operatori. Sarà obbligatoria, senza possibilità di cavarsela con la sola iscrizione. Sarà valida sia per i lavori pubblici che per quelli privati. E, soprattutto, coinvolgerà tutta la filiera della ricostruzione. Gli operatori economici per accedere alla lista dovranno superare le verifiche antimafia. A gestire la procedura sarà una Struttura di missione costituita presso il Viminale. Con un’avvertenza: chi risulta già iscritto a un elenco tenuto da una prefettura accederà di diritto. L’obiettivo non è solo quello di garantire la massima efficacia dei controlli, ma anche quello di renderli il più possibile rapidi in modo da evitare gli effetti-imbuto che hanno intasato per mesi l’avvio della ricostruzione in Abruzzo e soprattutto in Emilia Romagna.

L’elenco delle categorie di lavori coinvolti nella tagliola delle white list, rispetto al passato recente, è parecchio allargato. Gli elenchi classici prevedono nove categorie che corrispondono ad altrettante attività a rischio. Per gli interventi post-sisma in Emilia Romagna ne sono state aggiunte sette. Il decreto del Governo, invece, adotta una formulazione nuova e prevede che tutto quello riguarda la ricostruzione dovrà passare dall’Anagrafe. Finiscono cosi sotto la lente momenti finora poco considerati: dall’urbanizzazione fino allo smaltimento dei rifiuti. Anche i privati dovranno fare le gare per scegliere le imprese cui affidare i lavori, invitando alle procedure almeno tre operatori, tra quelli iscritti alle white list. Il “verbale” di gara dovrà essere allegato alla domanda di contributo. Tutti i contratti di appalto e di subappalto, inclusi quelli privati, saranno soggetti agli obblighi di tracciabilità finanziaria. Il decreto prevede poi la possibilità che per gli interventi di costruzione e ripristino di depuratori e fogne il commissario possa avvalersi di società in house delle amministrazioni centrali dello Stato, replicando il «modello Sogesid» inaugurato con il Dl Sblocca-Italia.

L’ultimo punto riguarda l’affidamento degli incarichi di progettazione. Potranno ottenerli soltanto i professionisti, in possesso di un Durc regolare, iscritti a uno speciale albo predisposto dal commissario. Il vincolo opera sia in campo pubblico che privato.

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