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Città metropolitane, vince la «coabitazione»

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Città metropolitane, vince la «coabitazione»

  • –Gianni Trovati

ROMA

Nel linguaggio schietto della politica Usa si parla di «anatra zoppa», in quello un po’ più compassato di casa nostra si chiama «coabitazione». Fatto sta che questa è la situazione dominante dopo il voto di secondo livello nelle Città metropolitane, versione 2.0 delle vecchie province con i capoluoghi più grandi, che a Torino, Roma e Napoli ha composto un consiglio in cui il «sindaco metropolitano» non ha la maggioranza. Quadro molto più tranquillo a Milano e Bologna, dove il centrosinistra che esprime il sindaco conquista anche il maggior numero di seggi in consiglio.

Le premesse del resto c’erano tutte (come anticipato sul Sole 24 Ore di domenica), e soprattutto a Roma la polemica politica costantemente al massimo rischia di congiurare con i bilanci tiratissimi fino a paralizzare la Città metropolitana. Il consiglio uscito dalle urne è sostanzialmente spaccato in tre. I Cinque Stelle conquistano 9 dei 24 seggi, contando soprattutto sul «moltiplicatore» che fa pesare di più i voti dei consiglieri romani grazie alle dimensioni della Capitale, il centrosinistra riunito nella lista «Le città della metropoli» ne ottiene 8 mentre il centrodestra di «Territorio protagonista» ne occuperà 7. Con un quadro così spaccato, e con le polemiche politiche incrociate che nella Capitale sono costantemente al massimo, non sarà semplice prendere decisioni su come utilizzare le poche risorse della Città per la programmazione del territorio, il trasporto o l’edilizia scolastica. Per i 5 Stelle, comunque, non pare un problema, almeno a leggere un post firmato dal movimento e pubblicato ieri sul blog di Grillo che liquida come un «gioco delle tre carte» con cui «si truffano gli italiani» il passaggio dalle Province alle Città metropolitane.

Le prospettive sono incandescenti anche a Napoli, dove la lista del sindaco metropolitano «Con De Magistris» ottiene 9 seggi, 7 vanno al Pd, 5 a Forza Italia e gli ultimi 3 sono divisi fra lo sfidante di De Magistris alle comunali Raffaele Lettieri («Napoli Popolare»), Vincenzo Carbone per «Noi Sud» e Danilo Roberto Cascone per i Cinque Stelle. «Non c’è nessun riavvicinamento con Renzi», ha tenuto a chiarire De Magistris ieri subito dopo aver festeggiato il «risultato incredibile» ottenuto dalla sua lista «nonostante tutto».

A Torino, dove i seggi in lizza erano 18, il match fra Pd e Cinque Stelle finisce 8 a 7 per il partito di Renzi, lasciando tre posti al centrodestra. Anche qui, insomma, il consiglio è spaccato, anche se nel capoluogo subalpino i rapporti fra democratici e pentastellati sono decisamente meno tesi che a Roma. Solo a Milano (14 seggi su 24 al centrosinistra) e a Bologna (13 posti su 18 targati Pd) la maggioranza in consiglio è allineata al sindaco metropolitano, con la conseguenza che a ostacolare l’azione di Giuseppe Sala e Virginio Merola sarà l’economia più che la politica: e visti i conti di questi enti, che senza correttivi in manovra avrebbero l’anno prossimo un taglio ulteriore da 250 milioni, non sono ostacoli da meno.

gianni.trovati@ilsole24ore.com

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