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Il Pd tratta sull’Italicum, ma D’Alema va all’attacco

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Politica

Il Pd tratta sull’Italicum, ma D’Alema va all’attacco

Massimo D’Alema va giù duro. L’ex presidente del Consiglio accusa il fronte del sì guidato da Matteo Renzi di portare avanti una campagna referendaria con un atteggiamento «minaccioso», «in un clima di paura e intimidazione», come se chi non condivide la riforma «si debba sentire colpevole di spingere il Paese nel baratro». Parole che arrivano nel giorno in cui nasce la commissione del Pd per verificare le possibili modifiche all’Italicum di cui fa parte, oltre ai capigruppo Zanda e Rosato e al vicesegretario Lorenzo Guerini, anche Gianni Cuperlo, a nome della minoranza dem, e che del leader Maximo è stato un fedelissimo fin dai tempi del suo passaggio a Palazzo Chigi.

«D’Alema ha uno spirito combattivo ma non condivido il senso, la natura e lo stile di queste dichiarazioni», ha detto Cuperlo in serata su La7, prendendo le distanze da chi anche a sinistra punta a fare di questa campagna elettorale un corpo a corpo che rischia di «stressare» il Paese per i due mesi che mancano da qui al voto. Nonostante lo scetticismo di Pier Luigi Bersani, Cuperlo ha deciso di andare a vedere se la strada, sia pure in salita, di una ricomposizione del Pd sia possibile: «La cautela è ragionevole ma il tentativo è serio», dichiara con accento diverso Cuperlo. L’obiettivo immediato è quello di aprire il confronto interno per arrivare a una proposta di modifica dell’Italicum da presentare poi alle altre forze politiche.

D’Alema però ha già deciso da tempo. L’ex premier partecipa attivamente alla campagna contro la riforma costituzionale assieme anche a quelli che erano i suoi avversari. Nel parterre intervenuto alla manifestazione promossa ieri dalle fondazioni Italiani Europei, di cui D’Alema è presidente, e Magna Carta, dell’ex forzista ed ex Ncd oggi leader di Idea Gaetano Quagliariello, spiccavano i volti di Gianfranco Fini e Renato Brunetta, di Paolo Cirino Pomicino e Antonio Ingroia, del leghista Giancarlo Giorgetti e del costituzionalista Stefano Rodotà, dell’ex premier Lamberto Dini e dell’ex Pd Pippo Civati .

Anche Renzi però tira dritto. Il premier ritiene che la disponibilità manifestata in direzione e la conseguente nascita della commissione sull’Italicum, abbiano concluso la fase di “ascolto” e che adesso si debba lavorare pancia a terra per il «Sì». L’obiettivo prioritario è raggiungere gli incerti, che sono ancora il 40% circa e molti dei quali sono elettori di centrodestra. Non a caso sul sito del comitato «Bastaunsì» campeggiavano ieri le similitudini tra l’attuale riforma e quella che proponeva l’allora Pdl alla vigilia delle politiche del 2013. Ma una conferma arriva anche dalla rivelazione fatta ieri dall’ex ministro della Dc Cirino Pomicino che ha raccontato pubblicamente un aneddoto lasciando sconcertati soprattutto i forzisti: «Una persona in Fininvest mi ha raccontato che stava per costituire dei Comitati per il No, poi Confalonieri ha dato il contrordine, “bisogna fare comitati per il Si”. È la linea anche di Gianni Letta».

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