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Renzi: «Dalla Ue un frenetico immobilismo»

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Renzi: «Dalla Ue un frenetico immobilismo»

  • –Gerardo Pelosi

roma

A una settimana dal prossimo Consiglio europeo di Bruxelles e a cinque giorni dall’incontro di congedo con il presidente americano Barack Obama a Washington, Matteo Renzi torna a denunciare l’immobilismo dell’Unione europea, la sua incapacità di governare la crisi economica e gli effetti della globalizzazione. Citando il filosofo tedesco Habermas ieri, davanti al Parlamento, il presidente del Consiglio ha rilevato come l’Europa abbia affrontato le crisi che ha di fronte con un «frenetico immobilismo» producendo «poco più di niente». Situazione intollerabile per chi come il premier italiano vorrebbe arrivare al vertice del 25 marzo del 2017 a Roma (per i 60 anni dalla firma dei Trattati) con risultati tangibili almeno su due fronti: la crisi dei migranti e le politiche per la crescita economica.

Già a Bratislava Renzi aveva insistito sugli scarsi progressi in questi due dossier. Ma l’Italia, ha osservato ieri Renzi, «non intende lasciare la presa e, in sede di bilancio europeo, sarà durissima con i Paesi (quelli dell’Est) che hanno ricevuto molti denari dalla comune appartenenza e si stanno smarcando dai propri impegni sulla ricollocazione degli immigrati». Il mancato riferimento ai fondi Ue per l’Africa segnalato dall’Italia avrebbe portato, secondo Renzi, a una «rinnovata vitalità e attenzione sul tema con altri leader europei in visita in Africa» (ultima la Merkel, pochi giorni fa). Sulla flessibilità delle regole di bilancio (al centro ieri sera di un lungo incontro tra il premier e il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan) Renzi ha messo in chiaro che sullo scorporo dei fondi per la ricostruzione dopo il sisma (insieme all’effetto migranti varrebbe uno 0,4% in più nel rapporto deficit /Pil portandolo a 2,4%) il Governo «non intende soggiacere a regole burocratiche per non guardare alle esigenze dei propri cittadini».

Parole, quelle di Renzi, che non sono cadute nel vuoto. Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, in un’intervista all’Ansa ha detto di comprendere l’impazienza di Renzi. «Condivido l’idea di Matteo sulla sensazione che ci sia una sorta di stagnazione in Europa – ha spiegato Schulz -ha ragione, non c’è progresso. E noi abbiamo bisogno di progressi in tutti i campi». Nessun commento, invece, da parte del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, che sui migranti aveva appoggiato le tesi di Renzi. La Commissione europea, ha fatto sapere una portavoce, «non ha l’abitudine di commentare i commenti» e non si pronuncia quindi sulle dichiarazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Più complicato per Renzi ottenere il consenso del Parlamento italiano dove il premier ha sollecitato l’impegno di tutte le forze politiche a lavorare insieme. I toni si sono alzati durante la replica. Lo scontro più duro è stato quello con il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: «Ha detto che ho parlato del nulla. No, non stavo parlando di lei...», ha polemizzato Renzi. Brunetta gli ha dato dell’imbroglione e la tensione è salita al punto che la Boldrini è stata costretta ad intervenire.

Nelle stesse ore sempre ieri, ma alla Farnesina, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni cercava di “resuscitare” quel poco che ancora restava dello “spirito di Ventotene” incontrando i due capi delle diplomazie di Parigi e Berlino Jean-Marc Ayrault e Frank-Walter Steinmeier. I tre ministri hanno concordato sulla necessità di sbloccare 500 milioni di euro di fondi Ue per sostenere i Paesi africani e far fronte così all’emergenza migratoria. I tre ministri hanno anche cercato di segnare qualche progresso nella definizione di una politica europea di sicurezza e difesa. Comune invece la condanna sui bombardamenti siriani contro Aleppo est e il ruolo della Russia.

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