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Pacchetto sviluppo da 15 miliardi

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Attualità

Pacchetto sviluppo da 15 miliardi

Arriva al traguardo della manovra un piano per lo sviluppo da 15 miliardi, con impegno per le casse pubbliche spalmato in otto anni. Tredici miliardi di incentivi fiscali e 2 miliardi di misure di contesto per le imprese: ieri sera le ultime verifiche tecniche e politiche convergevano su questa cifra. Il pacchetto coordinato dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha nelle iniziative di Industria 4.0 il suo capitolo centrale: superammortamenti e iperammortamenti, rafforzamento del credito d’imposta per gli investimenti in ricerca, proroga della Nuova Sabatini, nuove misure “finanza per la crescita” per incentivare risparmio privato, venture capital, startup. In tutto 13 miliardi, con un impatto per le casse pubbliche di 347 milioni nel 2017. A questa cifra vanno aggiunti 100 milioni per le iniziative del piano made in Italy e l’inserimento nell’Agenzia Ice di 50 persone vincitrici di un concorso che risale al 2010, l’intervento sul salario di produttività per 1,2-1,3 miliardi, il rifinanziamento del Fondo di garanzia per 900 milioni. Quest’ultimo intervento, considerando l’effetto leva dell’“assicurazione pubblica”, dovrebbe attivare finanziamenti bancari alle imprese per 22-25 miliardi.

Quanto al piano Industria 4.0, se le simulazioni saranno confermate potrebbe incentivare 8 miliardi di investimenti delle aziende nel digitale. E altri 2 miliardi nei più tradizionali beni strumentali. È questo lo «shock» sugli investimenti che attraverso gli sconti fiscali definiti iperammortamenti e superammortamenti il Governo vorrebbe imprimere subito, già l’anno prossimo, anche se per effetto fiscale il costo a carico dello Stato scatterà quasi integralmente dal 2018. Le stime elaborate dai tecnici del ministero dello Sviluppo economico con il supporto dei dati di mercato delle associazioni del settore, parlano di 8 miliardi di possibili investimenti per la digitalizzazione d’impresa, su beni per i quali si potrà applicare un iperammortamento del 250% (quindi il 150% in più del costo). Una superdeduzione che proseguirà per un altro anno anche nella versione iniziale della norma, approvata con la Stabilità 2016, che prevede invece un superammortamento al 140% ma relativo a beni strumentali “tradizionali”.

Il netto divario tra gli 8 miliardi di nuovi investimenti attesi per i beni digitali e i 2 miliardi previsti per gli altri beni si può spiegare in buona parte anche con quello che sarà un prevedibile effetto di spostamento delle scelte di spesa aziendale verso macchinari più avanzati, legati a tecnologie come la stampa 3D, l’internet of things, la manifattura additiva, il cloud, la cyber security.

Proprio in queste ore si sta definendo nel dettaglio la griglia dei beni che possono rientrare nella definizione di Industria 4.0 ed essere quindi oggetto di un ammortamento del 250 per cento. Per quanto riguarda i software, dopo la prima ipotesi di agevolarli solo al 140%, in extremis potrebbe scattare anche per questi beni l’iperammortamento al 250% a patto di dimostrare che sono strettamente funzionali a un processo industriale di trasformazione «4.0». E, a questo proposito, si fa strada l’idea di certificare le caratteristiche tecnologiche del bene attraverso una doppia perizia, pre e post messa in funzione del macchinario o dell’apparato digitale, da affidare a ingegneri abilitati. Non sarebbe sufficiente dunque la semplice certificazione del produttore. A conti fatti, per ogni impresa si potrebbe trattare di un costo intorno ai 1.000 euro, cifra non irrilevante ma che per investimenti di media e grande taglia come quelli attesi scalfirebbe un beneficio fiscale comunque molto significativo: ipotizzando una spesa per 1 milione di euro, la riduzione delle tasse pagate in cinque anni ammonterebbe a 360mila euro. Altra novità: le imprese avranno a disposizione una finestra più ampia per farsi consegnare i beni Industry 4.0, fino al 30 settembre 2018 (pagando entro il 2017 un acconto superiore al 20%).

Ad ogni modo, se l’impatto sugli investimenti privati si concentrerà nel 2017, come detto le coperture a carico del bilancio pubblico saranno spalmate negli anni. L’intero pacchetto di incentivi fiscali di Industria 4.0 - ammortamenti, ma anche rafforzamento del credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e misure per le startup e il venture capital - vale 13 miliardi. Secondo la tabella presentata dal ministro dell’Economia martedì scorso in Parlamento, l’impatto sulle finanze nel 2017 sarebbe limitato a soli 347 milioni, che crescono fino a 4,7 miliardi nel 2018 e 5,4 miliardi nel 2019: 10,4 miliardi totali, il resto viene diluito nei successivi cinque anni.

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