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Ace, il bonus scende al 2,3%

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Ace, il bonus scende al 2,3%

L’aiuto alla crescita economica (Ace) , l’incentivo alla capitalizzazione delle imprese, va sull’altalena. Con un andamento prima in discesa e poi in salita. Nell’ambito della manovra 2017 si va, infatti, verso un colpo di forbice all’importo del rendimento nozionale, ossia quella componente che viene considerata per il calcolo dell’agevolazione sull’incremento patrimoniale. Infatti, per l’anno d’imposta 2016 (quello attualmente in corso) il rendimento è al 4,75 per cento, Con la manovra invece l’aliquota è destinata a scendere al 2,3% a partire dall’anno d’imposta 2017: è il parametro, dunque, di cui si dovrà tenere conto al momento della compilazione della dichiarazione dei redditi da presentare nel 2018. Come anticipato, però, si tratta di un’altalena perché poi a partire dall’anno d’imposta 2018 - e quindi a regime - il rendimento nozionale è destinato nuovamente a salire per assestarsi al 2,7 per cento. Tuttavia questo andamento ha una precisa finalità. Il rendimento nozionale al 2,3% vale un risparmio di 1,8 miliardi per le casse dello Stato, risparmio che invece sarà di circa 1,5 miliardi a partire dal 2018. In questo modo si liberano risorse che servono a coprire la proroga anche per il prossimo anno dei maxiammortamenti per gli investimenti in beni strumentali, l’introduzione degli iperammortamenti per i beni digitali e la creazione dell’Iri, ossia della «flat tax» al 24% per gli utili non prelevati da ditte individuali e società di persone. In altri termini, si tratta quasi di un esempio mirato di revisione delle tax expenditure con un effetto redistributivo perché la scelta sposta risorse da una voce di bonus all’altro. Ma non si tratta dell’unico intervento in arrivo sull’Ace. Si profila, infatti, una stretta antielusiva finalizzata a escludere o almeno a “sterilizzare” le operazioni etichettate come elusive, vale a dire quelle escluivamente finalizzate a sfruttare il bonus senza concretamente incrementare il capitale sociale. È il caso, per esempio, di tutti gli investimenti non produttivi ossia i conferimenti in denaro o in titoli.

Ritocco in vista anche per le imprese, che ora pagano l’Irpef e non l’Ires: per il calcolo dell’agevolazione si terrà conto solo del valore incrementale in relazione ai conferimenti.

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