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Vaglio in due tempi di Bruxelles sulle circostanze «eccezionali»

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l’analisi

Vaglio in due tempi di Bruxelles sulle circostanze «eccezionali»

Una manovra da 27 miliardi che per parte rilevante ricorre al maggior deficit, elevando il target nominale del 2017 da un valore tendenziale dell’1,6% a un programmatico del 2,3 per cento. E che si affida a un consistente aumento delle entrate: 8,5 miliardi, da realizzare grazie a ben 4 miliardi che affluiranno dalla “rottamazione” delle vecchie cartelle di Equitalia. In sostanza, il pagamento del dovuto senza gli interessi e le more. Il contributo dei tagli alla spesa è tuttora in via di ulteriore perfezionamento: la tabella illustrata martedì sera alla Camera dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan indica 2,6 miliardi di risparmi, e vi rientra il taglio di 1,6 miliardi dei fondi della presidenza del Consiglio annunciato ieri sera dal premier Matteo Renzi al termine del Consiglio dei ministri che ha quantificato in 3,3 miliardi l’impatto complessivo dei tagli di spesa contenuti in manovra. Di fatto viene riscritto il quadro di dettaglio delle cifre esposte nel Def: viene mantenuto l’obiettivo dell’1% per la crescita del 2017 (e Renzi annuncia che in realtà il Governo punta ad ottenere un risultato anche migliore, nei dintorni dell’1,2%), ma l’asticella del deficit sale dal 2% al 2,3 per cento. È il punto di caduta del confronto in atto con Bruxelles, ma diversi sono gli aspetti che andranno chiariti nelle prossime ore.

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ribadisce che non di nuova flessibilità si tratta, essendo quest’ultima preclusa dagli orientamenti assunti in sede europea (l’Italia ne ha già fruito per 19 miliardi nel 2015-2016). È uno spazio di manovra concesso a fronte di circostanze eccezionali. In sostanza, gli effetti del terremoto che ha colpito l’Italia centrale il 24 agosto, e le «migrazioni a livello europeo». Spese che – spiega Renzi – sono fuori dal conteggio del deficit. Intese di massima sono state raggiunte su questo punto nei giorni scorsi, nella trattativa con Bruxelles. Prevale un approccio prevalentemente politico e la volontà di non aprire un braccio di ferro con l’Italia, a poche settimane dal voto del 4 dicembre sul referendum costituzionale. Per questo è probabile che il giudizio della Commissione sulla legge di Bilancio avvenga in più tempi. Come avvenuto quest’anno, il via libera potrebbe essere formalizzato solo in primavera. Anche perché resta in piedi la questione, tutt’altro che secondaria, relativa alla richiesta avanzata da Bruxelles perché il Governo preveda comunque in legge di Bilancio un taglio del deficit strutturale pari ad almeno lo 0,1% del Pil nel 2017. E chiarimenti ulteriori andranno forniti in merito al prospetto dettagliato delle coperture, al momento incompleto stando alle slide esposte ieri da Renzi in conferenza stampa.

Di fatto, come già annunciato dallo stesso Padoan in Parlamento, con la manovra il Governo scommette su un aumento del Pil dal tendenziale 0,6% all’1% se non oltre. E si affida al mix di misure contenute nel testo ora in via di limatura, oltre che alla neutralizzazione delle clausole di salvaguardia, che avrebbero comportato l’aumento di due punti dell'Iva dal prossimo 1° gennaio. La spinta alla domanda dovrebbe essere sostenuta dal «pacchetto competitività», e dal mix di incentivi e misure per in sociale, compreso l’intervento sulle pensioni. Una partita che presenta al momento non poche incognite.

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