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Sosa Abascal: «Riconciliazione primo impegno dei Gesuiti»

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nuovo preposito generale

Sosa Abascal: «Riconciliazione primo impegno dei Gesuiti»

Il dialogo interreligioso, la questione dei rifugiati e dei flussi migratori «di persone non solo che scappano da guerre ma che cercano anche una vita migliore», la crisi economica e la povertà. Tutte priorità, ma la sfida principale che attende i gesuiti è soprattutto «la chiamata alla riconciliazione», perché «non si può andare avanti se non si vive in pace, anche col creato, come dice Papa Bergoglio». Quindi la missione dell'ordine è di «contribuire alla riconciliazione tra gli esseri umani, che è anche riconciliazione con Dio e col creato». Nella sua prima conferenza stampa dopo l'elezione, venerdì scorso, a nuovo preposito generale dei Gesuiti, in occasione della Congregazione generale della Compagnia di Gesù in corso a Roma, il venezuelano padre Arturo Sosa Abascal mette in fila le priorità del suo mandato, ma ricorda anche di essere un primus inter pares.

«Nostra ambizione fare servizio ma non in prima fila»
«Come governerò la Compagnia? Non è ancora chiaro, neanche per me. Non può esserlo», spiega ai giornalisti che gli chiedono in quale direzione guiderà i 17mila gesuiti sparsi nel mondo. «Molti pensano che la Congregazione generale sia terminata, invece con l'elezione del padre generale è appena cominciata. Ora inizia la tappa deliberativa della Congregazione». Di certo non cambierà lo stile del servizio dell’ordine, che esclude l'apparire: «Anche se abbiamo un Papa gesuita», spiega Sosa Abascal riferendosi a Papa Francesco, «e circa 70 vescovi, il nostro ruolo è un altro: cerchiamo di fare un servizio indietro, non di stare in prima fila. Aiutare in quello che il Papa e i vescovi vogliono, andare dove ci chiedono di servire».

«Profondità intellettuale stumento per cercare l’impossibile»
Sempre sul tema delle principali urgenze dei gesuiti, il nuovo padre generale sottolinea che la missione dei cristiani è «cercare l'impossibile». E cita la profondità intellettuale come strumento necessario del più autorevole ordine religioso della Chiesa cattolica. «Se non siamo capaci di pensare in modo profondo e sistematico per capire i processi sociali in corso - spiega ai giornalisti - e in genere tutto ciò che rientra nelle competenze scientifiche, allora non è possibile che l'impossibile accada». Quello intellettuale «come contributo al pensiero e impegno nella formazione è uno dei servizi piu' grossi che possiamo fare alla Chiesa. Per questo e non per caso il nostro grande investimento è sulla formazione che è la seconda gamba» dell’Ordine dei gesuiti.

Nella Compagnia «generali a vita, ma se c’è capacità di governo»
Come noto, il superiore generale dei Gesuiti è spesso chiamato «Papa nero», per il fatto che si tratta di una nomina a vita. Ma al nuovo preposito della Compagnia di Gesù l'appellativo non piace perchè «noi facciamo un altro servizio rispetto al Papa. Siamo persone che vogliono aiutare e lo vogliamo fare dalla nostra posizione». E poi la nomina è a vita, ma non mancano le eccezioni, come il predecessore di Sosa Abascal, padre Adolfo Nicolas dimessosi a 80 anni, come anche in passato padre Arrupe e padre Peter Hans Kolvenbach. Il ritiro dei superiori generali all’età di 8o anni potrebbe diventare la regola? Chi ha fatto la rinuncia in vita, risponde padre Sosa, «lo ha fatto perché era malato o stanco e sentiva di non farcela più», come accaduto anche a Papa Ratzinger. Nella Compagnia di Gesù si conserva il generalato a vita, ma ovviamente bisogna essere in capacità di governo».

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