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In 10 anni boom della spesa, investimenti giù

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In 10 anni boom della spesa, investimenti giù

  • –Manuela Perrone

ROMA

È corsa contro il tempo in Campidoglio per chiudere entro l’anno il bilancio previsionale 2017 e il Documento unico di programmazione. Ma intanto, da ieri, sul sito openbilanci.comune.roma.it, grazie alla collaborazione con Openpolis, i bilanci di Roma Capitale degli ultimi dieci anni sono resi «finalmente comprensibili a tutti i cittadini», come ha spiegato la sindaca Virginia Raggi. Merito di una serie di grafici di facile lettura, che danno la misura dell’andamento dei conti della capitale dall’era Veltroni a quella Marino, passando per Alemanno.

Si scopre così, spulciando tra i dieci indicatori che Open Bilanci utilizza per fotografare i trend, che alla voce investimenti (calcolata in percentuale sulla media degli ultimi tre anni), è stato il 2008, gestione Alemanno, l’anno della maggiore propensione del comune a investire: 55,58%, contro il record negativo (7,99%) del 2015. Ma, nello stesso anno, svetta l’indicatore “spesa per il personale” (55,24% del totale delle spese di gestione) che tocca il picco più basso nel 2015 (22,64%). Guardando al debito complessivo, è nel 2007, con Veltroni, che l’indicatore (che misura l’incidenza dei debiti totali in relazione alle entrate correnti riscosse nell’anno) schizza al 197,43%, per poi scendere sotto il 19% nel 2014 e risalire al 31% nel 2015. L’autonomia finanziaria del comune di Roma è massima nel 2006 di Veltroni (87,73%) e minima nel 2009 di Alemanno (44,66%). L’affidabilità dei residui attivi, cioè dei crediti che il comune accumula nei confronti di cittadini e imprese, calcolata in percentuale sull’ultimo triennio, è stata massima nel 2013 con Marino (31,34%) e minima nel 2009 di Alemanno (9,2%).

Se si considerano le voci in valore assoluto, il totale delle spese di Roma Capitale è cresciuto dai 4,57 miliardi del 2005 ai 7,18 del 2015 (che sconta 2,66 miliardi di spese per conto terzi). Dal dettaglio emerge lampante il crollo delle spese per investimenti: si va dal massimo di 2,18 miliardi nel 2007 ai miseri 330 milioni del 2014 e del 2015. Quanto alle spese correnti, dai 2,7 miliardi del 2005 sono salite dal 2011 sopra i 4 miliardi con una vetta di 4,83 miliardi nel 2013, per poi assestarsi ai 4,1 miliardi dello scorso anno. Al capitolo entrate gli anni più ricchi sono stati il 2012 e il 2015, con 7 miliardi. Quelle da imposte e tasse hanno raggiunto il minimo nel 2008 (914 euro pro capite) e il massimo nel 2012 (1.093 euro pro capite). Contributi e trasferimenti pubblici sono stati al top nel 2009 (644 euro pro capite) e al minimo nel 2006 (347 euro).

L’adesione a Open Bilanci permette anche di fare confronti tra comuni. Riservando sorprese: nel 2014 per la cultura Milano ha speso 69 euro pro capite, la capitale 58 euro; per i trasporti il capoluogo lombardo ha speso 1.013 euro pro capite, Roma 422.

«Per la prima volta si tocca con mano la trasparenza», ha detto Raggi. «Con questo progetto (anticipato al Sole 24 Ore il 17 settembre, ndr) il Campidoglio diventa davvero un palazzo di vetro», ha affermato l’assessora alla Roma Semplice Flavia Marzano, che ha voluto e curato l’implementazione dell’iniziativa.

«Per capire servono i numeri e i numeri devono essere aperti», le ha fatto eco l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo. Che però ora deve pensare ai conti del 2017. Oltre ad ammettere l’«affanno» per adeguarsi ai nuovi termini di legge, ha un altro scoglio da superare: «Alcune voci del passato non risultano a posto e ci sono anomalie da non ripetere».

Intanto la sindaca - che ieri ha presieduto la prima assemblea della città metropolitana - prova a completare la squadra: è certo l’arrivo da Genova di Pietro Paolo Mileti a segretario generale. Mentre resta ancora scoperta la casella di capo di gabinetto, per cui era circolato il nome di Luca Uguccioni, ex segretario generale a Bologna.

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