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Taglia-stipendi, scontro M5S-Pd. Il ddl torna in commissione

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Taglia-stipendi, scontro M5S-Pd. Il ddl torna in commissione

Beppe Grillo arriva alla Camera (Ansa)
Beppe Grillo arriva alla Camera (Ansa)

Non riesce il pressing del M5S - con tanto si striscione “Tagliatevi lo stipendio. La vera riforma è questa” davanti alla Camera, e l’appoggio del leader Beppe Grillo e decine di militanti dalle tribune di Montecitorio - per costringere la maggioranza a votare il ddl Lombardi sul taglio degli stipendi dei parlamentari. Dopo un dibattito infuocato, segnato da polemiche e toni accesi soprattutto tra Pd e pentastellati, l'Aula ha approvato la richiesta della maggioranza di rinviare il ddl in commissione con 109 voti di scarto. Il testo ora tornerà all'esame della commissione Affari costituzionali, ma un calendario non è ancora previsto: difficilmente se ne riparlerà prima del referendum costituzionale del 4 dicembre. Roberta Lombardi, prima firmataria della proposta M5S, però non demorde, e ha già annunciato che chiederà un nuovo passaggio in Aula del ddl il mese prossimo.

La rabbia in piazza del M5S: «Vergogna! Vergogna!»
Il rinvio in commisisone ha scatenato la rabbia dei militanti grillini, giunti in forze in piazza Montecitorio per sostenere il ddl, che hanno intonoto “Vergogna vergogna” per protestare contro il risultato del voto. Alessandro Di Battista è uscito da Montecitorio per incontrare i manifestanti. «Siamo indignati da questa gentaglia pronta a intervenire sulla carne viva dei cittadini ma non si taglia nemmeno un euro quando riguarda i loro stipendi», ha detto.

Renzi a “Porta a Porta”: «Noi pronti ad abbassare stipendi onorevoli»
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha preferito non entrare nelle polemiche, limitandosi a confermare a “Porta a Porta” la disponibilità del Pd «a tagliare gli stipendi ai parlamentari, purchè non si tratti di un giochetto, di una mossa di Grillo». A Vespa Renzi ha chiesto poi di organizzare un confronto a due con il leader pentastellato: «Grillo è nato dicendo al “Vaffa day” ”vogliamo i referendum propositivi' e sono nella riforma costituzionale, le petizioni popolari devono essere per forza discusse ed è in riforma, c'è la riduzione dei senatori e sono cancellati i rimborsi dei consiglieri regionali. Grillo è in difficoltà, deve dire No al referendum e si e' inventato la ”mossa” di oggi».

Lega: nei fatti Pd sempre contraria a taglio delle spese
Schierata contro il ritorno in commisisone anche la Lega, che ha votato per la prosecuzione dell’esame in Assemblea. «Vista l'importanza del tema in questione ci sembrava opportuno infatti affrontare subito l'argomento e non rinviarlo dopo il referendum», ha spiegato Davide Caparini, che ha ricordato le numerose proposte presentate negli anni dal Carroccio «rivolte all'abbattimento dei costi della politica, ultima quella per l'abolizione dei vitalizi ferma in commissione dal dicembre 2015». Nei fatti, ha concluso il deputato leghista, « il Pd à sempre contro un reale taglio delle spese».

Scotto: stop ddl errore del Pd
Di «errore errore compiuto dal Pd» parla invece il capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana, Arturo Scotto, in Trasatlantico dopo il voto dell’Aula. «Noi - ha spiegato - siamo sempre pronti a confrontarci sul merito su questa vicenda, e abbiamo proposte chiare ed efficaci. Vediamo invece che il premier Renzi, protagonista di un'assilante campagna propagandistica sui costi della politica, scappa da un confronto parlamentare che sarebbe stato un buon segnale per il Paese».

La Camera precisa: stipendi onorevoli italiani non al top in Ue
Il clamore suscitato dal dibattito in Aula e l’attenzione di molti cittadini sul tema delle indennità riconosciute ai parlamentari italiani hanno indotto l’Ufficio stampa della Camera a smentire con una nota ufficiale la prima posizione che molti media hanno attribuito all'Italia nella classifica degli stipendi dei parlamentari più alti in Europa. «In riferimento ad articoli pubblicati in questi giorni dalla stampa e da giornali online», spiega la nota di Montecitorio, «si evidenzia innanzitutto che i dati inizialmente pubblicati (e poi corretti) non corrispondevano a quelli riportati dal sito della Camera, aggiornati per effetto delle decisioni assunte dall'Ufficio di presidenza nell'ultimo decennio». Seguono alcuni esempi: Parlamento europeo: 6.200,72; Austria 5.366,67; Germania 5.110,31; Francia 5.035,00; Italia 5.000,00; Paesi Bassi 4.588,81; Belgio 3.900,00.

Grillo all’attacco: tradito il mandato costituzionale
Il voto dell’Aula è stato seguito con attenzione dal blogger e leader M5S Beppe Grillo, in campo fin dal mattino per sostenere il ddl. Dopo lo stop deciso dall’Aula, Grillo ha pubblicato un post di forte censura intitolato “Da pace e bene a pace e rumina”, in cui paragona i deputati Pd a «vacche autonominatosi sacre». Il loro «è il modo più profondo di tradire la fiducia, e il mandato che hanno ricevuto dagli elettori: una questione di fedeltà al mandato costituzionale», si legge nel post. Più in positivo le parole usate da Grillo nel post messo on line poco prima che il leader M5S facesse il suo ingresso a Montecitorio per seguire dalle tribune del pubblico la discussione dell’Assemblea: «Questa non è una legge per tagliare, che è una brutta parola, una parola violenta, un atto di buona volontà di cui anche la Chiesa è contenta... Pensate il Papa come ne sarebbe contento». Nello stesso post Grillo invitava il premier Matteo Renzi a recarsi in Aula per votare sì al provvedimento.

Su Twitter l'hashtag #renzinonnasconderti
«#RenziNonNasconderti: vieni alle votazioni del dimezzamento degli stipendi» ha scritto stamane Grillo su Twitter. Il leader M5S sarà presente in Aula alla Camera per assistere alle votazioni, che saranno trasmesse in diretta streaming sul suo blog e sulla pagina Facebook del Movimento Cinquestelle. «Sono sicuro che diranno di sì, tutti, anche il Pd. E io li abbraccerò uno ad uno» ha aggiunto Grillo, che alla domanda dei cronisti sulla possibilità che il Parlamento e il Pd non votino la proposta risponde «non ci credo neanche se li vedo che non votano».

Il tweet di Grillo

Di Maio: chiediamo a tutti i partiti di ridursi lo stipendio
Sul blog viene rilanciato anche l'intervento di Luigi Di Maio. «Chiediamo al Pd - scrive il vicepresidente della Camera - e a tutti i partiti di ridursi lo stipendio della metà e di rendicontare. Chiediamo al premier Renzi di presentarsi in aula e di dare ai suoi indicazione di voto favorevole oppure di dire chiaramente agli italiani che, diversamente da quanto affermava nel 2013, non vuole toccare gli stipendi dei parlamentari. La nostra proposta è semplice, funziona ed è collaudata: noi la attuiamo già da 3 anni».

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