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il debutto di ubereats

Tursi (Uber Italia): «Così porteremo i pasti nelle case dei milanesi»

Carlo Tursi, General Manager di Uber Italia
Carlo Tursi, General Manager di Uber Italia

Una laurea in ingegneria meccanica con tesi sperimentale sul cambio automatico. Per Carlo Tursi la mobilità era nel destino. Oggi, il 35enne barese, è general manager di Uber Italia. Una carica arrivata qualche mese fa, dopo un lungo peregrinare fra la Silicon Valley, Londra e Tel Aviv, dove ha lavorato per alcune startup. In occasione del lancio in Italia di UberEATS, Tursi ci ha raccontato come funziona il nuovo servizio. E cosa pensa della tanto discussa sharing economy.

Arrivate sul mercato del food delivery in un momento particolare, con la storia di Foodora che ha acceso i riflettori sullo stato delle cose. Non è preoccupato di questo?
Non mi va di parlare di altre aziende. Sono cose che non mi competono. Posso dire, però, che il nostro modello è sostanzialmente diverso. Sebbene, dal punto di vista dell'utente finale, il servizio appaia identico (ordino un pasto su una app e ricevo il cibo a casa), quello che fa Uber è, anche in questo caso, ciò che ha sempre fatto Uber. Uber è una semplice piattaforma che mette in relazione domanda e offerta. Uber si occupa di aiutare i ristoranti, da un lato a trovare i clienti, dall'altro a trovare i corrieri, cioè chi consegna il cibo.

Questi ultimi sono lavoratori autonomi indipendenti che, in un determinato momento, sono disposti ad effettuare una consegna. Arriviamo sul mercato italiano con grande entusiasmo, anche per quello che è successo a Uber in Italia. UberEATS è un servizio nuovissimo, e siamo felici che l'Italia sia fra i primi Paesi in cui parte. Ci aspettiamo grandi cose. Nelle città in cui è stato lanciato sta crescendo in fretta, dunque le aspettative sono alte. Le abitudini di consumo di chi vive in città si stanno evolvendo, per questo credo che sia solo l'inizio di un fenomeno più ampio. Un fenomeno legato al modo di interfacciarci con il cibo: abitudini che cambiano, stile di vita che cambia.

Avete già stipulato accordi esclusivi con qualche ristorante?
Uber non cerca esclusive, perché pensiamo da sempre che la competizione sia una cosa positiva. Cercheremo semplicemente di essere i più bravi dei nostri competitor.

Come pagate i corrieri?
Uber mette a disposizione una piattaforma, non paga i corrieri. I corrieri vengono pagati dai ristoranti attraverso la piattaforma, sulla base delle consegne che effettuano e della distanza che percorrono. Uber trattiene per sé una percentuale (dal ristorante).

La percentuale a quanto ammonta?
Non è un dato pubblico, ma è variabile. Dipende da accordi specifici e da importi degli ordini. Però posso dire che è allineata a quelli che sono gli standard del mercato.

Ma un corriere quanto guadagna per ogni consegna?
Non c'è un importo fisso. O meglio, c'è una parte di compenso fissa e una variabile che prende in considerazione la distanza percorsa. Che però non è la stessa cosa di quanto un cliente paga per la consegna. In fase di lancio offriamo il servizio di UberEATS con consegna gratuita.

Dal punto di vista fiscale, com'è inquadrato un corriere UberEATS?
In partenza abbiamo corrieri indipendenti, e le prestazioni per ora sono inquadrate come prestazioni occasionali, perché il pagamento è a singola consegna e non esistono vincoli. Il corriere non ha turni, non ha obblighi, non ha orari, non ha aree assegnate. Quando vuole andare online va online, punto. Essendo prestazioni occasionali, Uber aiuta i ristoranti a garantire il rispetto della compliance fiscale, fornendo la documentazione necessaria.
Intanto, però, Uber fa business in Italia.

L'applicazione di Uber è uguale in tutto il mondo. L'azienda che gestisce tutti i servizi della piattaforma fa capo in Olanda, e puoi usare l'app ovunque.
Però una percentuale del transato di UberEATS in Italia va a Uber. Come vi comportate con questo fatturato?

Uber mantiene una piccolissima percentuale. E probabilmente all'inizio non genererà nessun profitto, come la maggior parte dei nuovi business. Il vero giro d'affari, almeno inizialmente, sarà fra ristoranti e corrieri.

Dunque sembra di capire che le tasse le pagherete in Olanda.
Quando un giorno ci saranno profitti dalla piattaforma, sì. Ma come la gran parte delle aziende tecnologiche. Poi, però, esiste Uber Italy che è un'azienda interamente italiana. Una Srl regolare, con una quindicina di dipendenti, che paga le tasse in Italia.

Arriva EATS, ma la nota dolente di Uber rimane sempre il servizio Pop.
Era l'unico metodo di mobilità lowcost in Italia. Purtroppo oggi non c'è più. E non c'è più perché le leggi sul trasporto pubblico non di linea sono state scritte negli anni '90. Leggi scritte in e per un mondo analogico. Quindi, per definizione, non possono funzionare nel mondo odierno, un mondo digitale.

Le cose cambieranno?
Senza alcun dubbio. Stanno già cambiando in tutto il mondo. Si tratta di un processo inevitabile. È solo una questione di tempo. Le leggi si adattano male alla realtà odierna, alla luce degli sviluppi tecnologici degli ultimi vent'anni. E a prescindere dalle ordinanze dei tribunali, dovrà essere il legislatore ad apportare le modifiche necessarie. Non si può leggere attraverso una lente analogica un mondo digitale.

Intanto si discute sempre di sharing economy e dei lati ancora oscuri…
Devo dire che spesso vengono etichettati con la parola sharing economy alcuni servizi che di sharing non hanno nulla. In America la chiamano Gig Economy, l'economia dei lavoretti. Il mondo del lavoro sta cambiando, e sarebbe da miopi non prenderne coscienza. In generale, ogni cambiamento porta con sé opportunità e rischi. Sarebbe un peccato sprecare tutte le nuove opportunità offerte dal progresso tecnologico, dalle applicazioni, solo perché questo comporta anche dei rischi. Credo sia più sensato cercare di capire quali siano le questioni più delicate e importanti, e affrontarle senza paura. I problemi vanno risolti senza dimenticare di rispettare i diritti dei consumatori e dei lavoratori. Io credo che un lavoratore sia sempre un lavoratore - a prescindere che appartenga alla old economy o alla new economy - e come tale deve avere dei diritti che vanno rispettati. Il problema è che le innovazioni tecnologiche spesso sono talmente veloci che bisogna affrontarne le conseguenze solo dopo che sono già esplose. Ma anche in questo caso credo sia solo una questione di tempo.

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