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Banca Popolare Vicenza, Mion: fino a 1.500 esuberi strutturali, Sindacati: sarà «guerra senza confini»

Gianni Mion
Gianni Mion

Un numero «importante», l'ha definito il presidente Gianni Mion. E «strutturale», cioè a dire che non si tratta di una soluzione temporanea. «Abbiamo 1.300, 1.500 esuberi. Forse abbiamo commesso l'errore di non dirlo subito, ma ora non siamo in condizione di aspettare».

Banca Popolare di Vicenza scopre le carte. «Dobbiamo convincere le organizzazioni sindacali che questo è il numero», ha continuato il presidente dell'istituto vicentino, impegnato da mesi in una difficile ricostruzione non solo patrimoniale e strutturale, ma soprattutto di credibilità. «Per questi esuberi dobbiamo trovare una soluzione». E ha aggiunto che non sarà possibile gestirli soltanto con i fondi a disposizione dei bancari per gli stati di crisi.

Il numero di 1.500 – su più di 5mila dipendenti totali - era già trapelato nelle scorse settimane da più fonti, tanto che i sindacati avevano già dichiarato «azioni di forza» e «barricate» in caso di licenziamenti. Ora, la conferma ufficiale per bocca del presidente Mion rischia di provocare ulteriore rabbia.

Il nodo degli esuberi è uno dei temi affrontati nel consiglio di amministrazione che si sta svolgendo in queste ore a Milano. Cda importante, che ha altri tre punti da affrontare: i tavoli di conciliazione (i reclami giunti in questi mesi alla banca sono più di 7mila), l'azione di responsabilità e il piano industriale. Se l'azione di responsabilità dovrebbe essere affrontata nella prossima assemblea, prevista entro novembre, c'è attesa per il piano industriale. «Speriamo di farlo entro i prossimi due mesi», ha detto ancora il presidente. Che ha aggiunto, in riferimento al fatto se la ricapitalizzazione effettuata da Atlante fosse sufficiente per la rinascita della banca: «Per rilanciare la banca abbiamo bisogno di soldi sicuri. Quanti, lo dirà il piano».

L'intervento di altri soci nel capitale, per il momento, non è previsto. Anche perché da qualche giorno, ovvero da quando Atlante avrebbe ricevuto un esplicito invito della Bce in questo senso, si torna a parlare concretamente di fusione tra la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. «Al momento non vedo altre opzioni possibili - ha continuato Mion -. Le alternative alla fusione per il momento non ci sono». A conferma di questo percorso, c'è anche l'incontro fissato tra i vertici delle due banche per venerdì, a Milano, che dovrebbe avere come argomento principe non solo le sinergie di costi ma anche, appunto, la fusione tra i due istituti.

Sindacati: sarà «guerra senza confini»
Non si è fatta attendere la risposta dei sindacati: se il cda di Bpvi dovesse decidere per i licenziamenti nell'ambito della ristrutturazione della banca, «sarà guerra senza confini». Lo scrivono in una nota congiunta i segretari generali dei sindacati bancari Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca e Unisin.
«Le dichiarazioni che il presidente Mion sta diffondendo - sottolineano - circa l'esistenza di quasi 1.500 esuberi, sono inaccettabili e se gli esiti del cda dovessero confermare la volontà di ricorrere ai licenziamenti collettivi, per raggiungere gli obiettivi di risparmio strutturale che sarebbero necessari, non ci potrebbe essere altra risposta se non quella della mobilitazione del personale e della categoria». «Questa dirigenza e questo consiglio di amministrazione - aggiungono i sindacati - incapaci di produrre qualunque alternativa di risanamento della banca, pronti però a intascarsi altissimi compensi, non si illudano di trovare nel sindacato qualcuno disponibile ad assecondare la scellerata pretesa di rovinare centinaia di famiglie, facendo pagare a esse il conto delle barbarie passate e dell'inerzia attuale».

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