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La speculazione fa sbandare il Monte

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La speculazione fa sbandare il Monte

  • –Andrea Franceschi

È stata l’ennesima giornata all’insegna della volatilità quella vissuta dal titolo Mps a Piazza Affari. Nel giorno della presentazione al mercato del piano industriale al mercato le azioni hanno registrato un balzo superiore al 20% nelle prime ore di contrattazioni toccando un massimo di giornata a 0,4289 euro. Una fiammata violenta in scia agli strappi al rialzo delle ultime settimane (+103,6% dallo scorso 10 di ottobre) che si è altrettanto rapidamente volatilizzata poco dopo le 11 quando il titolo ha improvvisamente virato al ribasso arrivando a registrare un calo teorico del 23 per cento. Il resto della seduta è poi proseguito a strappi tra ripetute sospensioni per eccesso di ribasso. Al termine degli scambi fine seduta il titolo prezzava 0,295 euro, in calo del 14,99% rispetto alla seduta precedente.

La ragione di questo saliscendi del titolo - spiegano gli addetti ai lavori - sta nelle parole dell’ad della banca Marco Morelli che, rispondendo alle domande degli analisti nel corso della conference call seguita alla presentazione del piano industriale ha dichiarato che, ad oggi, le manifestazioni di interesse per il Monte dei Paschi di Siena non hanno «niente di solido, compiuto, analizzabile, vincolante, irrevocabile o qualcosa che ci faccia pensare che chi si è fatto avanti abbia un’idea chiara». In altre parole le manifestazioni di interesse, come quelle dei fondi di private equity sondati da Corrado Passera o di investitori del calibro di Geroge Soros e John Paulson di cui ha dato conto Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi, restano a livello informale. Per il momento insomma nessuno si espone e la speculazione che nei giorni scorsi aveva mosso il titolo ha perso il suo principale argomento di sostegno.

Anche ieri i volumi di scambio sul titolo sono stati molto sostenuti con circa l’11% del capitale passato di mano. «Gran parte di questi volumi sono da attribuire ad algoritmi che chiudono le posizioni a fine giornata - segnala Andrea Cuturi, chief investment officier di Anthilia Capital Partners. «Solo speculazione mordi e fuggi, di grandi investitori istituzionali non c’è traccia». Con questa volatilità d’altronde come potrebbe essere altrimenti. «Con queste montagne russe meglio puntare rosso o nero alla roulette, al meno si ha un 50% di probabilità di vincere» ironizza Domenico Rizzuto di Dr Finance consulting. A questi prezzi la banca senese si comporta alla stregua della più classica delle «penny stocks». Titoli buoni per per day-trader e il cui prezzo non può riflettere adeguatamente quello che è il reale valore della società. Specie alla vigilia di un aumento di capitale come quello di Monte Paschi che definire ambizioso è poco. Raccogliere 5 miliardi di euro (cinque volte l’attuale capitalizzazione della banca) entro fine anno non sarà una passeggiata. Specialmente con l’incognita del referendum costituzionale del 4 dicembre.

Sul piano industriale le opinioni sono discordi. Un analista di una primaria casa di investimento si dice perplesso sull’obiettivo annunciato da Morelli di riportare la redditività della banca all’11% dal 2019. Altri invece invitano a dare credito alla nuova gestione. Tutti in ogni caso sono concordi nella difficoltà a fare previsioni. Specie finché non saranno noti gli esiti della maxi-cartolarizzazione dei 28 miliardi di euro di crediti deteriorati o finché i cosiddetti «anchor investors» non si saranno palesati. Quanto peserà l’incognita referendum in questa decisione? Si chiedono in molti consapevoli del fatto che, per una banca che ha lo Stato azionista al 4%, l’instabilità politica è una variabile di peso. Quale sarà infine l’offerta rivolta agli obbligazionisti? Anche su questo punto ieri non sono state annunciate grosse novità, ma è stato ribadito che la conversione sarà «volontaria». Fatto questo che ha rafforzato la speranza di condizioni particolarmente favorevoli. Per questo motivo, a differenza delle azioni, le quotazioni dei bond della banca sono salite.

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