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CsC: dalla legge di bilancio spinta agli investimenti

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CsC: dalla legge di bilancio spinta agli investimenti

Gli ultimi dati sulla produzione industriale (+0,8% nel terzo trimestre da -0,2% del secondo) e sulle attività nelle costruzioni (+3,4% in agosto portando al +1,4% l’acquisto) suggeriscono un recupero del Pil nei mesi estivi (+0,26%) e un successivo rallentamento nel quarto trimestre. Lo annota il Centro studi di Confindustria nella Congiuntura flash pubblicata ieri. A confermare il tono debole, sia pure in recupero rispetto allo stop del secondo trimestre, dell’economia italiana sarebbero anche gli indici anticipatori, a partire da quello dell’Ocse, in calo da 8 mesi (-0,07% in agosto). Più in particolare, in settembre il Pmi composito segnala una più lenta espansione dell’attività rispetto ad agosto (-0,7 punti, a 51,1); l’indice nel 3° trimestre è inferiore a quello medio del 2° (51,7 contro 52,3). Il Pmi manifatturiero è risalito sopra 50 (51,0 da 49,8) grazie a produzione, ordini ed esportazioni. E nei servizi l’attività ha rallentato più delle attese (50,7 da 52,3), con ordini in frenata e occupazione piatta.

In questa prospettiva di crescita stentata fino a fine 2016, per l’anno venturo la legge di Bilancio fornisce invece «un buon impulso ricorrendo a maggior deficit e facendo potentemente leva sugli investimenti privati (oltre che rimpinguando quelli pubblici)» si legge nella nota CsC. Se il Governo valuta in 0,4 punti percentuali la crescita addizionale, secondo gli analisti del Centro studi l’impatto delle misure messe in campo «potrebbe essere maggiore se i sostegni fiscali generassero acquisti di macchinari e impianti aggiuntivi, come i nuovi giudizi sugli ordini suggeriscono». A pesare, in negativo, sulla prospettiva di una politica economica espansiva restano, tuttavia, l’incognita dell’esito del referendum costituzionale e la partita aperta del credito bancario alle imprese: «Le condizioni di erogazione rimangono molto strette e l’ammontare dei prestiti continua a diminuire».

Alzando lo sguardo allo scenario globale, secondo Csc l’aumento della domanda internazionale resta fiacco «sebbene con una ricomposizione geografica più favorevole: verso Usa e Ue, mercati noti e vicini rispetto agli emergenti». Mentre gli altri fattori esterni hanno, nel loro insieme, quasi esaurito la spinta propulsiva: «Il cambio effettivo ha perso un po’ di terreno ma resta rivalutato rispetto a inizio 2016; i tassi a lunga sono in risalita (effetto anche dell’atteso rialzo Fed e di un po’ di inflazione); il rincaro dei prezzi delle materie prime (petrolio in testa) toglie potere d’acquisto».

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