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Pensioni, Boeri: impegni governo non molto credibili su esodati.…

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DATI INPS 2015

Pensioni, Boeri: impegni governo non molto credibili su esodati. Spesa sale a 280 miliardi nel 2015

«Mi sembra che gli impegni del governo non siano tanto credibili. Speriamo che nella seconda fase del confronto con i sindacati, il prossimo anno, si possa mettere in campo una strategia coerente. Bisogna vedere se il governo avrà la forza per farlo». Così il presidente Inps, Tito Boeri, a un workshop sul welfare organizzato a Torino. Boeri ha citato l’esempio degli interventi di salvaguardia per gli esodati: «Ci avevano detto che il settimo sarebbe stato l'ultimo - ha spiegato - invece c'è stato l'ottavo e ho già il tam tam del nono».

A seguire la precisazione di Boeri. «Mai detto e mai pensato che gli impegni del governo sono poco credibili. Anzi, le osservazioni che in passato ho rivolto all'esecutivo le ho fatte proprio perché so che il governo si impegna seriamente sui suoi piani. Oggi mi sono espresso unicamente sul tema delle salvaguardie
precisando che ci avevano detto che la settima sarebbe stata l'ultima invece ora c'è l'ottava e ho già il tam tam della nona»

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Il giudizio del presidente dell’Inps è positivo nella parte della manovra che elimina le ricongiunzioni onerose fra casse previdenziali diverse e per la «flessibilità in uscita». Ma Boeri, in un'intervista al Corriere della Sera, ha aggiunto che bisogna stare «attenti a non aumentare gli oneri sulle generazioni future». E si è detto anche preoccupato dalla sanatoria su penali e interessi per i possibili «effetti sulla raccolta contributiva», perché con operazioni di questo tipo c'è sempre il rischio di dare segnali di lassismo» con il rischio di «indebolimento della campagna fatta per contrastare l'evasione».

Inps, spesa pensioni sale a 280 miliardi
Intanto dai dati dell’Osservatorio Inps sul casellario centrale dei pensionati emerge che le prestazioni pensionistiche vigenti alla fine del 2015 erano 23,1 milioni per una spesa complessiva annua di 280,2 miliardi, in aumento dell'1,2% sul 2014. Il numero delle prestazioni è diminuito rispetto all'anno scorso di oltre 100mila unità (-0,45%). L'importo medio delle prestazioni è di 12.136 euro annui. I beneficiari di prestazioni pensionistiche sono 16,2 milioni (-0,5%) con una media di pensioni percepite a testa di 1,4, anche di diverso tipo.

Il 39,6% dei pensionati italiani, pari a circa 6,4 mln di persone, ha un reddito da pensione inferiore a a 1.000 euro al mese. Questa fascia di reddito può contare sul 16,1% della spesa complessiva. La percentuale di coloro che ha meno di 1.000 euro al mese è in calo rispetto al 40,3% del 2014. La percentuale è molto più alta tra le femmine (48,3% delle pensionate donne) rispetto ai maschi (29,8%).

Se si considerano le singole prestazioni (23,1 milioni nel complesso) quelle che sono sotto i 1.000 euro al mese sono quasi 15 milioni pari al 64,6% del totale. Ma poiché circa un terzo dei pensionati percepisce più di una prestazione il dato più utile è quello sul reddito pensionistico medio dei pensionati.

Ci sono 2,03 milioni di pensionati che possono contare su meno di 500 euro al mese e 3,36 milioni che hanno tra i 500 e i 1.000 euro al mese. Altri 6,2 milioni di pensionati hanno redditi da pensione tra i 1.000 e i 2.000 euro al mese mentre poco più di un milione ha assegni superiore a 3.000 euro al mese. Tra i pensionati con i redditi più alti le donne sono appena 273.127 a fronte di 780.482
uomini. Nelle classi di reddito più basse - sottolinea l'Inps - si concentrano le pensioni di tipo assistenziale che rappresentano forme di assistenza alle persone più disagiate per motivi economici o fisici e le pensioni ai superstiti che sono per loro natura di importo più basso di quella del dante causa.

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E varie altre questioni aperte, che possono generare ulteriori spese». Inoltre, «non è detto che dopo il 2018 sarà facile interrompere l'Ape social» e «se questo
strumento venisse rinnovato anche solo nella forma attuale e reso strutturale, calcoliamo che ci sarebbero altri 24 miliardi di debito pensionistico. Dunque in totale 44 miliardi in più».

Invece, afferma, «le nostre proposte riducevano il debito pensionistico ed era anche prevista una riduzione parziale di certe pensioni attuali. Abbassavamo così il debito pensionistico di circa il 4% del prodotto interno lordo».

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