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Verità e potere, il ruolo della «propaganda» nella vicenda…

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il convegno

Verità e potere, il ruolo della «propaganda» nella vicenda Galilei

«Quella che abbiamo provato a realizzare è una operazione verità, una rilettura della vicenda di Galileo Galilei che vuole sottolineare come la grande battaglia della modernità la abbia vinta in realtà un ufficio stampa». A parlare è Francesco Sorti, autore insiemea Rita Monaldi del libro Mysterium. Un volume presentato oggi nel corso di un convegno su “Verità e Potere” all’archivio di Stato a Roma, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del giudice costituzionale Giuliano Amato, dell’ex direttore del Foglio Giuliano Ferrara, dello storico Franco Cardini e del teologo Vito Mancuso.

Nel libro viene evidenziato, sulla base di recenti ricerche storiche (come quella di Stéphane Garcia) il ruolo avuto nella vicenda Galilei da Elia Diodati, esponente di una potente famiglia lucchese di mercanti trasferitasi in Svizzera. «Diodati era un influente promotore culturale - racconta Sorti - e nel periodo in cui Galilei stava per scrivere “Il dialogo sui massimi sistemi”, il libro che sancì la sua rottura con la Chiesa, passò due settimane in Toscana in compagnia di Galilei». Lo scienziato, continua Sorti «all’inizio era amico di Papa Urbano VIII, ma poi la decisione di Galilei di mettere in bocca al personaggio dello stolto “Simplicio” le idee del Pontefice, segnò la rottura tra i due e la decisione di Urbano VIII di consegnare Galilei all’Inquisizione». Una rottura, che secondo Sorti fu originata da quell’episodio, piuttosto che dalla teoria della terra che gira intorno al Sole, «già portata avanti da Copernico senza particolari conseguenze».

Ma l’aspetto che Sorti evidenzia con più enfasi è il ruolo di Diodati, che, grazie alla sua ampia rete di relazioni internazionali attivò una sorta di tam tam, basato sulla «propaganda del martire del libero pensiero». Quando venne messo al rogo Giordano Bruno «non se ne accorse nessuno», invece grazie all’opera di Diodati «tutti i Paesi dell’Europa protestante si mobilitarono per lui»

«Si tratta di una vicenda emblematica - conclude Sorti - che insegna come il potere imperante della comunicazione e della propaganda si affermò già secoli fa, quando le informazioni viaggiavano via lettera, veicolando una lettura della realtà su quella che si è andata imponendo sempre più come una sacralizzazione del pensiero scientifico»

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