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Per la copertura della manovra decisive le entrate del decreto fiscale

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l’analisi

Per la copertura della manovra decisive le entrate del decreto fiscale

Per una manovra che – come conferma la relazione tecnica allegata al disegno di legge di Bilancio – parte con ben 15,3 miliardi di aumenti di entrata che ora vengono neutralizzati (Iva e accise), ci si affida in misura rilevante a un mix di maggior deficit e di aumenti di entrate. Il target nominale del prossimo anno passa al 2,3%, rispetto all’1,6% previsto a politiche invariate e all’1,8% concordato in maggio con la Commissione Ue. Il che comporta una piccola variazione del saldo netto da finanziare che passa a 102,6 miliardi, contro i 103,9 stimati con un deficit (quello massimo autorizzato dal Parlamento) al 2,4 per cento. Si fa conto poi sulla riapertura dei termini della voluntary disclosure per 1,6 miliardi di maggior gettito, con annessa clausola di salvaguardia (taglio delle spese dei ministeri), qualora non si raggiungano gli incassi sperati. L’effetto totale della manovra, comprensivo delle misure contenute nel decreto legge che la sostiene, è di 12 miliardi (il totale dell’articolato è di 12,7 miliardi), che si sommano ai 15,3 miliardi diretti alla neutralizzazione delle clausole di salvaguardia (bloccate solo per il 2017). E proprio dal decreto sono garantite per gran parte le maggiori entrate che vanno a finanziare le nuove spese fissate dalla manovra. Ed è questo, a una prima analisi, uno dei punti critici, poiché dal combinato della cosiddetta rottamazione delle vecchie cartelle di Equitalia, con annesso il recupero Iva e contributi Inps, si raggiunge un totale complessivo garantito dal decreto di 3,8 miliardi (4,2 miliardi con effetto sul saldo netto). Un gettito che viene prenotato ex ante, sulla base di stime relative al possibile recupero dalle cartelle e dall’aumento della cosiddetta tax compliance, che evidentemente potrà essere accertato solo a operazione conclusa. Alla fine potrebbe anche andar meglio di quanto previsto, ma al momento persiste una qualche incertezza sulle cifre esposte. Anche perché a tale maggior gettito vanno aggiunte le entrate una tantum attese dalla voluntary-bis. Aspetto quest’ultimo sul quale la trattativa in corso con la Commissione europea si annuncia serrata. Per la parte relativa ai tagli di spesa, si evidenzia (quale effetto sull’indebitamento netto) un totale dei “definanziamenti” di 2,6 miliardi, 2,2 dei quali agiscono sul versante della spesa corrente. Ora il viaggio parlamentare dei due provvedimenti (disegno di legge di Bilancio e decreto) può partire, ed è prevedibile che interverranno non poche modifiche al prospetto di coperture delineato dalla relazione tecnica. Il compromesso su cui stanno lavorando Roma e Bruxelles potrà determinare un riequilibrio con un maggiore apporto dei tagli, soprattutto se si deciderà di dare un segnale sul fronte del deficit strutturale, con una riduzione dello 0,1% del Pil (1,6 miliardi).

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