
Alla Statale di Milano, con un Isee di 13mila euro, uno studente in corso paga quest’anno 500 euro, alla Sapienza di Roma 574, a Napoli Federico II poco più di 600 e a Torino 547, tanto per citare alcuni degli atenei con il maggior numero di iscritti. Dal 2017/18, con lo stesso Isee, la quota - nelle università statali - dovrebbe invece ridursi alla sola tassa regionale per il diritto allo studio, che per l’anno accademico 2016/17 è di 140 euro.
Se lo “Student act” previsto dalla manovra di bilancio uscirà indenne dall’esame parlamentare, scatterà una “no tax area” che potrebbe interessare le famiglie con figli all’università e dichiarazioni Isee sotto i 13mila euro. Una platea di circa 300mila nuclei, se si fa riferimento a quanto emerge dall’ultimo monitoraggio Isee riferito al 2015.
I requisiti
Chi non supera il tetto non pagherà tasse universitarie, anche se per avere l’esenzione totale - in base al testo attualmente disponibile della manovra - lo studente dovrà dimostrare di aver raggiunto un certo numero di crediti ed essere in corso.
Il sistema di calcolo dovrebbe cambiare anche per le famiglie un po’ più ricche, con un indicatore tra 13mila e 25mila euro, per le quali sono previste nuove agevolazioni: si pagherà proporzionalmente al reddito in base a una percentuale (l’8%) della quota di Isee eccedente i 13mila euro. A conti fatti, nel caso di Isee pari a 25mila euro, si sborseranno al massimo, e sempre per un’iscrizione “regolare”, 960 euro più il contributo regionale (quota non molto distante e in certi casi superiore a quella già prevista da diversi atenei per questa fascia).
Terzo caso: per i fuori corso con un Isee minore di 25mila euro che rispettino il requisito dei crediti (25 punti conseguiti nei 12 mesi antecedenti il 10 agosto dell’anno di iscrizione) è prevista comunque un’agevolazione sulle tasse, con una quota minima da pagare di 200 euro.
In tutto la platea di potenziali interessati alle modifiche del sistema di calcolo delle rette potrebbe essere tra le 600 e le 700mila famiglie, considerando che gli Isee universitari fino a 25mila euro sono stati nel 2015 circa 700mila (compresi quelli dei fuori corso, che dovrebbero invece essere esclusi dalle novità più rilevanti).
Per “risarcire” gli atenei dei mancati introiti da tasse, la manovra prevede un aumento del fondo per il finanziamento ordinario delle università statali di 40 milioni nel 2017 e, a partire dal 2018, di 85 milioni. Somme che saranno divise tra i poli in proporzione al numero di esoneri e tenendo conto dei costi standard.
Le altre misure
Nello “Student act” anche la conferma, dopo l’anno scorso, dei 50 milioni in più per il diritto allo studio.
Previste poi 400 super borse da 15mila euro per gli studenti più meritevoli dell’ultimo anno delle superiori, la cui assegnazione avverrà con un bando emesso dalla ex Fondazione per il merito, mai decollata, che ora si chiamerà «Fondazione articolo 34». Queste borse potranno essere richieste da chi ha un Isee uguale o inferiore a 20mila euro e voti alti (media pari o superiore all’8) già nel penultimo e terzultimo anno. A cui si aggiungeranno anche i punteggi delle prove Invalsi.
Per il finanziamento delle borse sono stanziati 6 milioni per il 2017, 13 per il 2018 e venti dal 2019 in poi.
Ci sono infine - ma a partire dal 2018 - 271 milioni per i migliori dipartimenti universitari, che potranno spendere queste risorse per la ricerca e per assumere nuovi cervelli. E sempre per i ricercatori (insieme ai professori di seconda fascia) ci sarà un “assegno” da 3mila euro per finanziare le attività base di ricerca (previsti 45 milioni totali dal 2017).
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