Questa volta i danni all’economia ci sono. E molti. I numeri non li ha ancora: «Stiamo facendo la quantificazione, nei vari territori», dice Bruno Bucciarelli, presidente di Confindustria Marche. Ma di una cosa è certo dopo una prima ricognizione: nell’area colpita dal sisma, che interessa la Regione per circa un centinaio di chilometri quadrati, le attività produttive sono state duramente colpite. Quasi annientate.
«Un’economia che rischia di finire se non si reagisce, con volontà e tempestività. Non bisogna perdere la fiducia. Certo, è difficile dopo questo secondo terremoto che ha avuto un impatto ben più violento rispetto a quello di fine agosto. Le fotografie, le immagini televisive non rendono l’idea di cosa siano oggi questi territori. Sbriciolati. Ma il capitale umano c’è, i marchigiani sono tenaci, sia gli imprenditori sia le maestranze. Mi auguro che tutti ritrovino la forza di ripartire».
Come presidente di Confindustria Marche si è già attivato: ieri, racconta Bucciarelli, c’è stata una riunione con i presidenti delle associazioni territoriali, allargata ai presidenti della Piccola regionale e di Fermo, alla quale ha partecipato in collegamento telefonico anche Vincenzo Boccia. «Abbiamo cominciato a ragionare sull’impatto dei danni e ci siamo dati 48 ore di tempo per mettere a punto una serie di proposte da presentare alla Regione e al governo. Abbiamo voluto dare un segnale di vicinanza a tutti, è il compito di Confindustria. E continueremo a farlo per dare coraggio alle nostre imprese. Boccia ha preso molto a cuore i nostri problemi, ci siamo interrogati insieme sulle priorità in questa fase».
Quali proposte stanno emergendo?
Innanzitutto lo snellimento della burocrazia e delle autorizzazioni per ricostruire gli stabilimenti, abbatterli, realizzarne nuovi. Un’azione che può essere realizzata anche in collaborazione con la Protezione civile. L’importante è velocizzare al massimo. Inoltre stiamo pensando a incentivi fiscali o comunque una riduzione delle tasse per gli imprenditori danneggiati. Alla Regione chiederemo un aumento delle risorse legate al Por, il piano operativo regionale. Altro tema importante è facilitare i trasporti sia delle persone che delle materie prime. Molti imprenditori sono costretti a vivere lontano da dove hanno l’azienda. E la viabilità danneggiata rende difficile realizzare e consegnare la produzione. È importante che tutto il territorio reagisca, unendo le forze: abbiamo chiesto la collaborazione anche dell’Università di Camerino, una proposta suggerita da Boccia, per cercare sinergie tra università e imprese. La collaborazione è importante, sia per alimentare la fiducia che operativamente: devo dire che da parte delle Confindustrie regionali ho sempre avuto in queste settimane la massima collaborazione, anzi mi hanno sempre sollecitato a chiedere.
Qual è la fotografia delle attività del territorio pre terremoto?
Poche grandi imprese, tra cui la Whirpool. La maggior parte sono aziende sui 20-30 dipendenti e anche più piccole. Per quanto riguarda i settori principali, si va dalla trasformazione agroindustriale alla meccanica.
C’e da tenere in considerazione anche il turismo ...
È la preoccupazione più grande. Non possiamo aspettare i tempi di ricostruzione dei monumenti, dobbiamo ripartire subito studiando un’offerta diversa, che punti sulla cultura ad ampio raggio. Non solo: bisogna superare l’ effetto paura da parte di chi vuole visitare la nostra zona ricostruendo bene e comunicandolo.
Come stava andando prima di questa tragedia l’economia della zona?
I dati complessivi della Regione indicavano una certa ripresa. Il Centro studi di Confindustria Marche da alcuni trimestri segnava uno zero virgola in positivo. Che ritenevo non sufficiente, volevo di più, con la consapevolezza che il modello Marche era solido e con la voglia di ripartire. Anche dopo il primo terremoto non avevamo perso la fiducia: l’impatto sulle attività produttive era stato scarso, erano state coinvolte due aziende, una di concimi e un’altra di prodotti alimentari. Che tra l’altro ha dato un esempio di reazione immediata ricominciando subito la produzione grazie a un container della Protezione civile. Avevamo cominciato un progetto di selezione di giovani da spingere all’autoimprenditorialità e per stimolare nuove attività. Ora questa batosta ci ha ferito. Ma dobbiamo avere la forza di guardare avanti.
Dovendo ricostruire, si guarda a un nuovo modello?
Ora che dobbiamo ripartire da zero cercheremo di guardare avanti, di utilizzare le tecnologie più avanzate, di puntare a un’industria 4.0. Per essere più competitivi e recuperare al più presto questa fase.
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