Nel partito del premier, impegnato in queste ore nelle visite ai luoghi del Centro Italia nuovamente colpiti dal terremoto (si veda pagina 2), è ancora il “combinato disposto” tra Italicum e superamento del Senato elettivo a tenere banco nella discussione attorno al referendum costituzionale del 4 dicembre. E Matteo Renzi è intenzionato a togliere di mezzo la questione delle modifiche all’Italicum prima dell’inizio della terza Leopolda di governo, venerdì 4 novembre a Firenze. Una Leopolda che sarà più che mai istituzionale e sobria proprio per il rispetto che si deve alle popolazioni del Lazio, dell’Umbria e delle Marche così duramente e ripetutamente colpite dal terremoto negli ultimi tre mesi. E come presidente del Consiglio, prima ancora che come segretario del Pd, Renzi non potrà non occuparsi del tema della ricostruzione. Anche per questo sul palco della Leopolda dovrebbero salire l’architetto e senatore a vita Renzo Piano, incaricato informalmente dallo stesso Renzi di seguire le linee guida del piano Casa Italia, e Brunello Cucinelli, il “re” del cachemire che ha annunciato il suo impegno per la ricostruzione della basilica di San Benedetto a Norcia distrutta della ultime due scosse di domenica scorsa.
Ma naturalmente, al di là del profilo più istituzionale, la Leopolda - a un mese esatto dal voto popolare che dovrà accettare o respingere la riforma del Senato e del Titolo V - sarà l’occasione per dare il via al rush finale della campagna referendaria. Per questo è necessario chiarire prima le posizioni nel Pd. Data ormai per persa la minoranza bersaniana, che con alcuni suoi esponenti sta già facendo campagna attiva per il No al referendum, le trattative di queste ore sono volte a portare verso il Sì Gianni Cuperlo, uno dei leader della sinistra interna assieme al bersaniano Roberto Speranza ed ex competitor di Renzi alle ultime primarie di partito.
Nella commissione che sta tentando di trovare la quadra sulle possibili migliorie all’Italicum, e che dovrebbe riunirsi stasera o al più tardi giovedì mattina, siedono il vicesegretario Lorenzo Guerini, il presidente Matteo Orfini e i capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda. Il “giovane turco” Orfini si è già schierato a favore di un sistema proporzionale con un premio di governabilità del 15%, dunque senza il ballottaggio nazionale tra le prime due liste che non raggiungano il 40% dei voti previsto dall’Italicum. Un sistema che sarebbe gradito a molti della minoranza del Pd, ed anche a Cuperlo. Ma Renzi non sembra intenzionato a prendere ora un impegno così preciso come l’abolizione del ballottaggio, che è l’essenza dell’Italicum e che in un sistema tripolare - come lo stesso premier ha ricordato nelle sue ultime pubbliche sul tema - è l’unica garanzia di avere un vincitore certo. Qualsiasi alternativa è il rischio concretissimo della grande coalizione tra Pd e centrodestra, ossia agli occhi di Renzi un “inciucio” che porterebbe acqua al mulino del Movimento 5 stelle.
Il documento che uscirà dal lavoro della commissione, dunque, aprirà verosimilmente su tre punti importanti: il superamento delle candidature plurime; il superamento dei capilista bloccati tramite l’estensione delle preferenze a tutti i candidati oppure tramite l’introduzione di collegi con ripartizione nazionale dei seggi stile Provincellum; la possibilità di apparentamento tra liste tra il primo e il secondo turno. Ma sulla questione del premio e del ballottaggio la formula dovrebbe essere sufficientemente vaga da lasciare aperte più porte. Né potrebbe essere altrimenti - sottolineano i big del Pd - dal momento che la discussione vera e propria si potrà fare solo dopo il referendum e dopo il pronunciamento della Consulta sull’Italicum. Basterà questa logica a Cuperlo per annunciare il suo Sì al referendum differenziandosi da Pier Luigi Bersani? Con la scelta di partecipare alla manifestazione del Pd sabato scorso a piazza del Popolo, intanto, Cuperlo ha voluto dare un messaggio preciso: lui dentro il Pd vuole restarci in ogni caso. Mentre la sinistra bersaniana ha preso una strada che potrebbe rivelarsi, al di là delle intenzioni, senza ritorno.