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Mercati ortofrutticoli: colpo all’asse Cosa Nostra-Casalesi

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Operazione Dia Trapani

Mercati ortofrutticoli: colpo all’asse Cosa Nostra-Casalesi

Ansa
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I mercati ortofrutticoli sono una miniera d'oro per le mafie e, quando si mettono insieme, ancor di più.
L'ennesima conferma viene da Trapani – regno del boss misteriosamente latitante da 23 anni Matteo Messina Denaro – dove la Direzione investigativa antimafia (Dia) guidata dal colonnello Rocco Lopane ha confiscato parte del patrimonio immobiliare e societario riconducibile a Carmelo Gagliano, 50enne di Marsala, imprenditore nel settore dei trasporti, al quale è stata anche applicata la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di dimora per tre anni.

Mercati ortofrutticoli: colpo all'asse Cosa Nostra-Casalesi

Tra i beni confiscati, terreni, fabbricati, l'intero capitale sociale e il compendio aziendale della società Lgf Trasporti srl con sede a Mazara del Vallo, veicoli e rapporti bancari, per un valore di oltre 1,8 milioni.
La proposta di applicazione della misura di prevenzione, avanzata dal direttore della Dia Nunzio Antonio Ferla, è stata accolta dal Tribunale di Trapani-Sezione Misure di Prevenzione che ha emesso il provvedimento, valorizzando gli esiti delle investigazioni condotte dalla Dia trapanese, d'intesa con il Procuratore aggiunto Bernardo Petralia, coordinatore del Gruppo misure di prevenzione, della Dda di Palermo.
La confisca parte da un'inchiesta giudiziaria condotta dalla Dda di Napoli sulle infiltrazioni mafiose nel circuito della grande distribuzione ortofrutticola dell'agro pontino. Dal 2005, la Procura Distrettuale di Napoli ha portato alla luce, all'interno del mercato ortofrutticolo di Fondi (Latina), uno dei principali in Italia, l'esistenza di una spartizione degli affari da parte delle organizzazioni malavitose e di una monopolizzazione del settore dei trasporti su gomma del clan dei casalesi.

Quelle indagini avevano svelato le infiltrazioni e i condizionamenti del clan dei Casalesi (riferibili alla famiglia Schiavone) nelle attività dei principali mercati ortofrutticoli, ed evidenziato inoltre che il clan, al fine di aggiudicarsi il controllo esclusivo nello strategico settore dei trasporti dei prodotti ortofrutticoli sulle tratte da e per la Sicilia, aveva stretto una vera e propria alleanza con emissari imprenditoriali di Cosa nostra che facevano capo a Gaetano Riina, fratello di Totò Riina, da anni residente nella provincia trapanese.
Il beneficiario principale, sul versante siciliano della provincia di Trapani, dell'accordo affaristico mafioso tra gli esponenti camorristi dei casalesi e i mafiosi trapanesi sarebbe stato appunto l'impresa “Afm Autofrigo Marsala”, gestita da Carmelo Gagliano e Ignazio Miceli.
Se però Carmelo Gagliano ha sempre svolto l'attività di autotrasportatore, senza condanne per fatti di mafia e se il suo inserimento negli ambienti malavitosi e l'adesione a logiche mafiose di gestione delle iniziative economiche è legato al suo ruolo di amministratore (come prestanome) nella società di trasporti Afm Autofrigo Marsala Soc. coop, diverso è il profilo di Ignazio Miceli, esponente mafioso marsalese, già sorvegliato speciale. Il suo patrimonio – circa 15 milioni – fu confiscato dopo la sua morte dal Tribunale di Trapani, anche in questo caso su proposta del direttore della Dia Ferla. Il 27 giugno 2016 la Cassazione ha confermato la confisca ai danni dei familiari di Miceli ed è stato uno dei primi casi di confisca post mortem.

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