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Boccia: «È necessario reagire»

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Boccia: «È necessario reagire»

Non dobbiamo accontentarci. L’Italia è al settimo posto nel mondo e al secondo in Europa come paese manifatturiero. Ma esistono criticità, a partire dalla distanza tra aziende che vanno molto bene e quelle che invece sono più indietro. «Questo divario va ridotto, tra le imprese e nella società. La crescita è la precondizione per combattere le disuguaglianze e la povertà». E c’è la necessità di «reagire», sia da parte delle aziende, sia del paese: «Bisogna costruire un intervento organico di nuove riforme a partire dalla legge di bilancio».

Vincenzo Boccia ha appena ascoltato le grandi tendenze della manifattura nel mondo, tra globalizzazione e innovazione. Uno scenario complesso, in cui l’Italia «ha grandi potenzialità». Ma per il presidente di Confindustria «non dobbiamo accontentarci, non possiamo fermarci alla costatazione. Il problema non è dove siamo, ma dove potremmo andare». E quindi va costruito «un grande cambiamento che parta dalle fabbriche ma che si estenda anche al di fuori delle fabbriche». La legge di bilancio è un buon punto di partenza: «Bisogna avere l’onestà intellettuale di dire quando il governo fa cose buone. Non è collateralismo, è corresponsabilità». Da qui si dovrà aprire una stagione di «collaborazione per la competitività».

La manovra, ha sottolineato Boccia, interviene sui fattori di competitività. E il suo auspicio ora è che non ci siano stravolgimenti in Parlamento: «Ci accontenteremmo che non ci siano sorprese». Per come è strutturata, la legge di bilancio «è un elemento di modernità nella politica economica del paese. Possiamo dibattere sugli strumenti, dire se ci piacciono più o meno, ma dal punto di vista culturale non possiamo non sottolineare questo grande salto di qualità nel pensiero economico del governo del paese». Tanto più che proprio il rapporto del Csc mette in evidenza che in un mondo così polarizzato non ci si può fermare alle medie di settore.

«Chiediamo alla politica non scambi ma un paese competitivo», ha affermato Boccia, nell’interesse «del paese e delle imprese». Ed è in questo spirito che vanno inserite le iniziative per il terremoto: un fondo di solidarietà tra le imprese di Confindustria per gli associati che hanno subito danni, e poi due proposte da avanzare al governo su come utilizzare la parte inoptata dell’8 per mille verso queste aziende e aumentare l’Art-bonus al cento per cento per i monumenti e i siti culturali delle aree terremotate. Il sisma «è potenzialmente un altro elemento critico del paese al quale dobbiamo reagire recuperando quello spirito che riusciamo ad esprimere molto bene in fasi traumatiche. Passare cioè dagli interessi delle imprese alle esigenze del paese».

Per una «società che include e non esclude dobbiamo essere ancora di più soggetto di proposta», ha insistito Boccia, che ha ricordato il “patto della fabbrica”, lanciato al convegno dei Giovani due settimane fa, per riproporre il tema di una direzione comune con il sindacato: bisogna «aprire un fronte sulle relazioni industriali, per indicare l’industria che vogliamo, ad alta intensità di investimenti, alto valore aggiunto, alta produttività». La produttività è un elemento determinante, ha aggiunto Boccia, per ridurre la distanza tra le aziende di punta e le altre «che vanno tutte accompagnate in una logica di crescita». Anche grazie a Industria 4.0, un’opportunità che «va cavalcata, non subita».

E con il Governo, ha aggiunto il presidente di Confindustria bisogna aprire «quanto prima un tavolo sull’avviso comune legato alle crisi aziendali siglato con i sindacati» per discutere sulle misure da mettere in campo di fronte alla «fase di transizione» del sistema industriale, per «capire come gestire le emergenze parallelamente alla questione dello sviluppo».

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