Il premier Matteo Renzi ha espresso «amarezza», nel corso della Leopolda, perché «in una parte del nostro partito gli stessi che 18 anni fa decretarono la fine dell’Ulivo, stanno provando a decretare la fine del Pd, perché hanno perso il congresso e usano il referendum per avere la rivincita».
«Sia detto con rispetto, ma non glielo consentiremo», ha aggiunto il premier, citando Bernie Sanders che negli Usa aiuta Hillary Clinton, «non sta lavorando per Trump» e «questo ai teorici della Ditta quando ci sono loro e dell’anarchia quando ci sono gli altri andrebbe spiegato».
Matteo Renzi, dunque, dal palco della Leopolda, ha scelto di attaccare la minoranza del Pd e «i teorici della ditta quando ci sono loro e dell’anarchia quando ci sono gli altri» e dalla platea della Leopolda si è sentito un coro indirizzato alla sinistra interna: «Fuori, fuori».
«Quelli della Leopolda sono un po' pazzi, sorprendenti nella loro follia. Il punto chiave è che se ci mettiamo insieme davvero queste ultime quattro settimane diventano l’occasione per andare incontro alle persone. Per venti anni i giornalisti che volevano fare un libro blockbuster scrivevano contro la casta e ora c’è la possibilità di ridurre la casta. Non è che se volta vince il No la prossima volta arriva qualcuno a ridurre il numero dei parlamentari», ha detto Renzi, per poi prendersela con chi paragona l’Italia al Cile: «In Cile ho parlato con un ragazzo che ha avuto il padre incarcerato, torturato e ucciso dal regime di Pinochet. Mi hanno portato a vedere la villa dove facevano le torture. Ma è possibile che davanti a queste storie, che ancora oggi mi fanno venire i brividi, la barbarie del dibattito politico debba arrivare a dire che in Italia può arrivare una dittatura come il regime di Pinochet? Ma non si vergognano?».
«Il vero elemento di novità della Leopolda - ha proseguito Renzi - è che abbiamo messo al centro della discussione del paese il tema dell’anima sociale del nostro paese: il terzo settore, l’omicidio stradale, le unioni civili, lo spreco alimentare... erano sfighe per la politica tradizionale, per noi sono diventate sfide».
Se Italia non fa riforme è finita
«Non mi preoccupa lo spread, anche in caso di vittoria del no, io non agito le bandierine. Certo se non fanno le riforme Italia è finita» ha detto poi il premier partecipando in serata alla trasmissione 'Faccia a Faccia' su La7.
Alla domanda su un probabile rimpasto di governo in caso di vittoria del Sì al referendum, Renzi ha risposto che «non è all'ordine del giorno», e che il voto del 4 dicembre «finirà sul filo di un milione di voti». Parlando poi delle critiche avanzate dal presidente dell'Inps, Tito Boeri, sugli interventi del governo sulle pensioni, il premier ha spiegato che «noi preferiamo la proposta di Poletti e Nannicini» e che «Boeri è delle persone che ci dà una mano e che rimane al suo posto, l'ho fortemente voluto io».
Renzi ha poi ribadito che in Europa «metteremo il veto sul bilancio se da Bruxelles non ci saranno modifiche alle politiche sui migranti». E in un passaggio sulle elezioni presidenziali in Usa si è detto certo della «vittoria di Hillary Clinton».
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