Sembra che l’Italicum abbia le ore contate. Questo si deduce dal documento annunciato ieri dalla commissione sulla legge elettorale istituita dalla direzione nazionale del Pd. L’accordo è stato trovato, anche con il consenso di Cuperlo. Si parla di collegi uninominali che andrebbero a sostituire capilista bloccati, voti di preferenza e candidature plurime. Ma soprattutto si parla di sostituire il ballottaggio con un premio di governabilità da dare a una lista o a una coalizione di liste. Qualche margine di ambiguità resta, ma la linea sembra tracciata.
In altre occasioni abbiamo scritto che l’introduzione dei collegi uninominali è una modifica che non cambierebbe sostanzialmente il funzionamento del nuovo sistema elettorale. Non è così però per l’abolizione del ballottaggio. Senza ballottaggio l’Italicum non è più l’Italicum. Si continuerà a chiamare così, magari con l’aggiunta del 2.0. Ma non sarà la stessa cosa. Il ballottaggio è il cuore del nuovo sistema elettorale. È il meccanismo che consente di favorire - non garantire, ma almeno favorire - la creazione di governi stabili in una situazione di elevata frammentazione partitica e senza ricorrere a marchingegni troppo disproporzionali. Lo fa dando agli elettori un secondo voto con il quale possono esprimere una seconda preferenza per scegliere il governo del paese. Sono gli elettori quindi a decidere nell’urna e non i partiti in parlamento. I partiti possono disfare in parlamento quello che hanno deciso gli elettori nell’urna, perché il governo deve comunque dimettersi se la sua maggioranza viene meno, ma se ne assumono la responsabilità davanti al corpo elettorale.
Questo sistema viene criticato da molte parti e per molte ragioni. Le critiche più rilevanti sono due. La prima è quella della deriva autoritaria. Governi di un solo partito che possano durare una intera legislatura sono considerati una minaccia. Meglio governi di coalizione che si possano modificare ogni anno o due. Garantiscono meglio il controllo del potere. In realtà garantiscono meglio le rendite di posizione tra i partiti e dentro i partiti, a spese della governabilità del paese. Per molti questa è la vera ragione per opporsi a Italicum e riforma costituzionale.
L’altra è la critica di chi teme che il ballottaggio possa favorire la vittoria di un candidato del M5s alle prossime politiche. A differenza della prima, questa critica ha un fondamento empirico. Il M5s è un partito che prende voti da tutte le parti dello spettro politico. Questa sua trasversalità fa sì che sia oggi un attore molto competitivo. Una sfida eventuale tra Renzi e Di Maio o altro candidato pentastellato sarebbe incerta. È vero. Lo dicono molti dati, anche se sono dati raccolti “a freddo”, che sottovalutano molti fattori che renderebbero questa sfida diversa da quelle di Roma e Torino. Ma tanto basta per rafforzare la campagna a favore della abolizione del ballottaggio. E così sia.
Ma cosa sostituirà l’Italicum? Con quale sistema elettorale si potrà in qualche modo dare a questo paese un minimo di governabilità? Il ritorno dei collegi uninominali – quelli veri, cioè quelli maggioritari - è poco probabile. Il nuovo sistema elettorale sarà quasi certamente un qualche proporzionale corretto. Ma sarà difficile trovare la correzione che possa garantire quel livello sufficiente di disproporzionalità da favorire la creazione di una coalizione maggioritaria in grado di stare in piedi. Detto in parole più chiare, il prossimo sistema elettorale dovrebbe riuscire a “garantire” un governo di coalizione tra forze politiche in qualche misura compatibili. La scommessa scritta nel documento Pd è che un premio di governabilità (tra il 10 e il 15 %?) possa favorire una coalizione tra il Pd e una o più di queste forze. Data la distribuzione di voti oggi, questo vuol dire una coalizione con Forza Italia e/o Area popolare. Perché è su questo che occorre ragionare e non sul sesso degli angeli. L’abolizione del ballottaggio porterà lì. Eppure non è detto che le cose andranno così.
Chi può garantire che il premio dato alla lista con più voti, se questa sarà la soluzione definitiva, vada al Pd e non al M5s? Il rischio-M5s, cacciato dalla porta con l’eliminazione del ballottaggio, rientrerebbe dalla finestra. Ma anche il premio alla coalizione comporta rischi. Con il premio le coalizioni si devono fare prima del voto e non dopo. Con chi la fa la coalizione il Pd prima del voto? Con Sinistra italiana o con Alfano e Verdini? E se il premio, nonostante le coalizioni, lo vincesse il M5s arrivando a prendere un voto più degli altri? Il ballottaggio si può anche eliminare. Ma il problema di dare un governo al paese resta.
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