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Egitto, sequestrati due pescherecci italiani

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Egitto, sequestrati due pescherecci italiani

Agf
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Ancora un sequestro di pescherecci italiani nelle acque del Mediterraneo. Un mare dove da anni è in corso quella che è ormai definita la guerra del pesce. Nella notte di ieri due imbarcazioni di Mazara del Vallo, il “Ghibli I” e il “Giulia Pg”, sono stati infatti sequestrati e scortati dalle autorità egiziane nel porto di Alessandria d'Egitto.

Ancora poco chiara la dinamica dell'incidente. Secondo il distretto di pesca di Mazara, la zona dove sarebbe avvenuto il fermo - tra le 26 e le 28 miglia dalle coste egiziane - si troverebbe in acque internazionali e dunque non sarebbe sottoposta ad alcuna autorizzazione o restrizione. Il ministero degli Esteri sta seguendo la vicenda insieme alle strutture diplomatiche. In ogni natante vi sarebbero sette persone di equipaggio, quattro italiani e tre tunisini. I militari egiziani al momento del sequestro avrebbero lasciato a bordo il comandante e il direttore di macchina, trasbordando il resto dell'equipaggio sulla motovedetta.

Proprio il “Ghibli I” e il “Giulia Pg” furono i due pescherecci che nel 2008 trassero in salvo 650 migranti a bordo di due fatiscenti barconi a largo di Lampedusa che rischiavano di naufragare nel mare in burrasca. Non è una novità che pescherecci delle flotte italiane siano oggetto di fermi e sequestri da parte dei Paesi nordafricani che si affacciano sul Mediterraneo. Meno di un mese fa, il 20 di ottobre, due pescherecci, sempre della flotta di Mazara del Vallo, “Aliseo” e “Amaltea”, erano stati fermati nella tarda serata, a 30 miglia dal porto di tunisino di Sousse da autorità doganali tunisine, per poi essere liberati subito dopo qualche ora. Nell'agosto del 2013 il Madonnina, iscritto a Scoglitti, e Principessa Prima, iscritto a Licata, furono fermati dalle autorità di Malta con l'accusa di pesca illegale in acque maltesi. A seguito del processo per direttissima, tenutosi il giorno dopo, i capitani delle due imbarcazioni avevano patteggiato e furono condannati a 20mila euro di multa ciascuno.

Lo scorso 19 gennaio due pescherecci della flotta - il “Jonathan” di Siracusa e l'”Alba Chiara” di Cagliari - furono fermati in acque egiziane e scortati sempre al porto di Alessandria d'Egitto. Intervenute tempestivamente le autorità l'incidente si risolse in un solo giorno e i pescherecci furono rilasciati in serata.

Nel giugno del 2013 furono tre i pescherecci della flotta di Ma zara del Vallo sequestrati con i loro equipaggi al largo delle coste libiche. Alcuni membri dell'equipaggio furono portati nel carcere di Bengasi per poi essere rilasciati poco dopo. E nel 2012 sempre due pescherecci di Mazara del Vallo, nel Trapanese, ‘Daniela L.' e ‘Giulia P.G.', ottobre erano stati sequestrati dai miliziani libici a circa 40 miglia al largo delle coste cirenaiche.

La chiamano “Fish War”, una guerra del pesce che va avanti da decenni nel bacino del Mediterraneo combattuta dai militari dei Paesi nord africani a danno dei pescatori dei Paesi del sud Europa, in particolare della Sicilia .

Già nel 2012 si segnalava come i sequestri in acque internazionali dei natanti siciliani da parte dei militari stranieri nell'ultimo mezzo secolo erano costati a 30 milioni di euro spesi in ammende, riscatti e multe. Per il rilascio dei motopesca sequestrati, infatti, le autorità africane, dopo una sorta di
“processo”, pretendono dagli armatori il pagamento di ammende che
vanno dai 20 ai 60.000 euro, ai quali spesso si aggiunge una cauzione per la
liberazione dei marinai. E poi il danno alle attività: le cassette di pescato
vengono sempre sequestrate, reti e sofisticate attrezzature delle barche
d'altura vengono saccheggiate e gli equipaggi sono costretti a lunghi periodi
di ferma.

I costi i sostenuti a causa del fermo forzato delle imprese dovuto al sequestro del pescato, delle reti e delle attrezzature erano stati stimati in oltre 60 milioni di euro). Sempre in questo arco di tempo 130 sono stati i pescherecci sequestrati da unità militari navali dei paesi rivieraschi, 5 dei quali definitivamente confiscati. Cosa ancor più allarmante il fatto che oltre 350 pescatori hanno subìto la detenzione forzata nelle carceri tunisine, libiche,egiziane. Quando, negli anni Settanta, le autorità nordafricane non esitava a ricorrere a colpi di mitra contro le fiancate dei natanti vi furono anche 3 vittime e decine di feriti.

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