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Vent’anni di neuroeconomia (italiana)

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convegno a prato

Vent’anni di neuroeconomia (italiana)

Si fa presto a dire che facciamo sempre delle scelte razionali quando mettiamo mano al nostro portafoglio per operare in Borsa e procedere a un investimento. A vent’anni di distanza dal primo convegno in Italia di neuroeconomia, a Prato sabato 12 novembre, in una giornata dal titolo “I neuroni delle scelte”, sarà ancora tematizzato il rapporto problematico tra soldi – cervello e come quest’ultimo prenda le decisioni.

Si farà il punto su una credenza molto diffusa, il ritenersi razionali nel determinare le scelte finanziarie. Una convinzione che tuttavia non corrisponde alla realtà dei fatti, specie in quei momenti cruciali in cui si deve fare un acquisto. È un portato dell’economia classica ritenere che quando facciamo delle scelte tendiamo a massimizzare i nostri interessi riducendo così al minimo le perdite. Tuttavia dagli anni Novanta, a seguito degli studi di neuroeconomia, l’indirizzo classico è entrato in crisi poiché è emerso che il nostro cervello nel prendere le decisioni opera non solo in base alla razionalità, anche in forza delle emozioni. Grazie alla tecnica di “brain imaging” di visualizzazione delle aree cerebrali la neuro-economia mostra come anche in campo economico-finanziario siamo guidati dalle emozioni forti, quali la paura il rimpianto e la fiducia, o meno, in se stessi e negli altri.

Scegliamo quindi non solo a rigor di logica e dei calcoli astratti, ma sulla base delle relazioni interpersonali improntate dalla “fiducia istintiva” prima di investire una somma piuttosto che un’altra. C’è anche una base sperimentale sulla fiducia istintiva indotta: in un esperimento è stato somministrato a un campione di investitori una dose di ossitocina, il neuro-peptide meglio noto come ormone dell'amore, che ha prodotto un’iniezione di fiducia assente negli investitori a cui è stato dato un placebo. L’ossitocina non li aveva resi più razionali, dato che le probabilità sul buon esito dell'investimento restavano invariate, semmai più fiduciosi.

La neuroscienza cerca di comprendere le basi neurochimiche delle nostre scelte evidenziando come nella valutazione finale che porta a una decisione di tipo economico il nostro cervello usi non tanto l’area razionale, quella dei numeri e delle statistiche , quanto quella delle emozioni. Che poi sono le stesse di tutti noi come ha spiegato la teoria dei neuroni a specchio, cellule nervose motorie che risuonano per empatia nel nostro cervello.

Insomma va sempre più considerato il peso delle emozioni non solo nella vita privata anche in quella pubblica per comprendere e non lasciarsi cogliere impreparati da quegli eventi imprevedibili ossia i “cigni neri” in grado di sorprenderci in qualsiasi ambito, dall'economia alla politica, regolato da criteri fiduciari.

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