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A Milano l’addio laico a Umberto Veronesi. Le lacrime del sindaco

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cerimonia a palazzo marino

A Milano l’addio laico a Umberto Veronesi. Le lacrime del sindaco

La cerimonia laica per Umberto Veronesi, a Palazzo Marino   (ANSA/ MATTEO BAZZI)
La cerimonia laica per Umberto Veronesi, a Palazzo Marino (ANSA/ MATTEO BAZZI)

MILANO - Una cerimonia laica piena di commozione, a Palazzo Marino, e il grande applauso in una piazza della Scala gremita di folla. Così Milano ha dato il suo addio allo scienziato e oncologo che ha acceso nuove speranze nella lotta contro il cancro. «Grazie, professore» è il saluto ripetuto dai milanesi che ricordano Umberto Veronesi, uomo impegnato nelle battaglie per i diritti civili, fondatore dell’Ieo ed ex ministro scomparso martedì all’età di 91 anni. Tantissime persone, soprattutto donne, hanno seguito la cerimonia anche sui maxischermi montati all'interno della sede del Comune e nella piazza antistante.

Sulle note del Chiaro di luna di Beethoven, eseguite dal figlio Alberto Veronesi, in sala Alessi, il primo a prendere parola è stato il “padrone di casa”, Giuseppe Sala. «Curare è solo una parte del mestiere, come hai insegnato tu, perché per guarire ci vuole una carezza: una vera rivoluzione etica», ha detto il sindaco rivolto idealmente all'amico Umberto, ricordandolo come un medico che credeva che «ancora prima della medicina contasse l'uomo».

Le lacrime del sindaco
Sala, commosso fino alle lacrime, ha ricordato il periodo della sua malattia: «Veronesi mi disse queste parole: la malattia farà parte della tua vita, non sbagliare a considerarla altro da te, ma vivi e pensa ogni momento che siete la stessa cosa e che ci si cura sempre». «Grazie Umberto per tutte le volte che hai compreso il nostro dolore».

«Tante persone - ha detto poi il primo cittadino - hanno segnato il cammino di Milano. Visionari, scienziati, politici, benefattori, creatori di istituzioni. Rarissimo il caso di chi racchiude tutte queste qualità in una sola vita», come Umberto Veronesi. «Il cordoglio per la sua scomparsa sta scuotendo Milano nelle sue radici», ha assicurato ricordando anche le radici della «vita avvincente» dello scienziato. «Origini assolutamente normali» ha detto parlando del «padre fittavolo della Pianura Padana», dei «4-5 chilometri a piedi» che l'oncologo percorreva per raggiungere la scuola».

Un Veronesi umile: Milano per lui era una meta «da conquistare meritandosela. Milano arrivò, e lui la sentì sua» e qui «iniziò la sua missione: essere medico». E iniziò la sua «lotta al cancro, quando era un flagello senza nome».

Toccante e partecipato anche l'intervento di Emma Bonino. Anche l'esponente dei Radicali ha ricordato la sua personale battaglia contro il cancro e parlato di Veronesi come un “compagno” di molte battaglie libertarie, dall'aborto al tema del fine vita.

Paolo Veronesi: l’ultima dedica d’amorealla moglie
Il figlio Paolo, anche lui oncologo e senologo, ha letto una lettera rivolta al padre. «Mi sembrava impossibile che arrivasse questo momento ma come dicevi tu in questa vita siamo di passaggio», ha esordito, ricordando poi che il sogno di Veronesi era la nascita di un grande istituto oncologico a Milano.

«Purtroppo gli ideali si scontrarono con la sostenibilità economica, ma comunque lo Ieo è andato avanti ed è oggi un luogo d'avanguardia e di cura», ha continuato Paolo Veronesi, ricordando poi gli ultimi momenti della vita del padre e la dedica d'amore alla moglie, la pediatra oncologa Sultana (Susy) Razon. «Le ultime parole che ti ho sentito dire pochissimi giorni fa, mentre guardavi la mamma china su di te e le facevi una carezza sul viso, sono state: “Come sei bella, Susy”. Mi sono commosso».

“Ai giovani medici e a tutti i giovani dico: abbiate il dubbio come metodo. Senza il dubbio non avrei contribuito alla lotta contro il cancro. ”

Umberto Veronesi 

Poi la parola è passata alle nipoti. Elena - prima di 15 nipoti della coppia Umberto e Susi, che ha avuto 7 figli - ha ricordato il nonno come «un uomo gentile e umano che ha reso il mondo un luogo migliore, fieramente laico ma conoscitore di tutte le religioni e della loro importanza, un uomo la cui voce calmava gli animi e dal cuore gigante».

«L'importante è cercare, non sapere. Combattete contro l'ignoranza».

Elena ha poi voluto comunicare un messaggio lasciato dal nonno ai nipoti, esteso alle future generazioni: «Non ho lezioni di vita da dare: ho molto pensato e ho concluso che il mestiere dell'uomo sia pensare e creare coscientemente un mondo libero. Ai giovani medici e a tutti i giovani dico: abbiate il dubbio come metodo. Siate dubbiosi e trasgressivi e andate oltre le regole e i dogmi. Senza il dubbio non avrei contribuito alla lotta contro il cancro».

E ancora: «Mi si chiede se nella mia lunga vita ho trovato un senso: forse il senso non c'è ma passiamo la vita a cercarlo. L'importante è cercare, non sapere. Combattete contro l'ignoranza».

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