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Quanto «pesano» gli italiani all’estero

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L'Analisi|Politica economica

Quanto «pesano» gli italiani all’estero

In una politica coi nervi ormai a fior di pelle tutto diventa materia per polemiche. Comprensibile e quasi normale, non fosse che si tramutano in questioni di stato episodi che in realtà hanno uno spessore molto limitato. È quanto sta avvenendo sul tema della lettera che Matteo Renzi invia agli elettori italiani all'estero.

Naturalmente dal punto di vista politico si tratta di un target che può diventare significativo. Le stime parlano di una possibile partecipazione che oscilla far il milione e mezzo e i due milioni di votanti (più o meno la metà degli aventi diritto), il che significa una percentuale di circa il 3% dei votanti complessivi che ad oggi si stima si recheranno alle urne. Una quota estremamente significativa, quando si combatte praticamente testa a testa fra le diverse opzioni in campo. Non mancano i precedenti in cui i voti giunti da “fuori” si sono rivelati decisivi. Così fu con l’ultimo governo Prodi, così è stato nelle ultime elezioni presidenziali austriache (poi annullate).

Che si tratti di un ambiente il cui consenso interessa molto lo si è visto anche dal messaggio che gli ha inviato Berlusconi agitando il tema della perdita nel nuovo Senato dei posti per i senatori eletti all’estero. Quel che adesso però viene considerato scandaloso è che sia il premier ad entrare direttamente in questo tipo di campagna elettorale. In realtà la faccenda è ambigua nella situazione attuale e niente affatto priva di precedenti.

Renzi, come ha prontamente sottolineato Palazzo Chigi, non è solo il presidente del Consiglio, ma è anche il segretario del partito di maggioranza. In questa seconda veste è legittimato a fare campagna elettorale e infatti l’operazione è gestita e finanziata direttamente dal Pd. Gli si rimprovera di avere però fatto sfoggio della sua posizione di premier anche con il materiale iconografico allegato al messaggio.

Sono critiche che possono far presa, a parte ovviamente presso quella sfera di pubblico che comunque critica Renzi a priori? Considerando la cosa freddamente ci sarebbe da dubitarne. La coincidenza fra una posizione di guida in un partito e la detenzione della premiership governativa è normale in molti contesti. In Gran Bretagna il premier è il leader del partito e viceversa ed è normale che intervenga nella lotta politica, anche pagandone i prezzi. Il caso di Cameron è recente e noto a tutti. Negli Usa, dove non ci sono posizioni di guida dei partiti paragonabili alle nostre, comunque Obama, presidente in carica, è intervenuto e pesantemente nella recente campagna elettorale e in forma forse meno dura anche in altre precedenti. Difficile dunque che i nostri concittadini che risiedono all’estero si impressionino per argomenti del genere. Probabilmente è per questo che gli avversari di Renzi sono irritati dal suo intervento considerando che sino ad oggi quell’elettorato si è schierato prevalentemente con il centrosinistra e che si tratta di una audience su cui i sofismi delle critiche alla riforma elettorale fanno poca presa. In definitiva voteranno, presumibilmente, più pro o contro la “novità” del renzismo che per amore della difesa del bicameralismo paritario.

È chiaro però che la polemica che si monta contro l’iniziativa del premier non è indirizzata agli elettori all’estero, ma a quelli in Italia, che si vorrebbe si scandalizzassero per un governo che entra direttamente nell’arena politica. Anche qui però, per puro dovere di obiettività, va ricordato che il coinvolgimento del governo nelle contese politiche è stata sempre una prassi salvo rare eccezioni. Intervenivano i presidenti del Consiglio democristiani, di ogni caratura, quelli socialisti e poi giù giù fino agli ultimi. Si dice: ma quelle erano campagne per elezioni politiche, qui parliamo di un referendum che giudica la riforma della costituzione.

Così è, ma sulla carta. Forse che chi ascolta le dichiarazioni politiche che circolano può dubitare che ormai per larga parte si tratti di una campagna pro o contro il governo Renzi?

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