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Adesso è più vicino il target per il 2016

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L'Analisi|l’analisi

Adesso è più vicino il target per il 2016

Il futuro sarà anche incerto, con tutti gli interrogativi (e conseguente rialzo di tassi a lunga e spread) connessi al cambio della guardia presidenziale negli Stati Uniti.

Intanto, però, abbiamo appreso che il nostro passato recente è un po’ più in rosa di quanto ci si attendesse. La crescita del Pil italiano nel trimestre compreso tra luglio e settembre è stata dello 0,3% (gli analisti si attendevano al massimo un +0,2%) grazie soprattutto a un rimbalzo della produzione industriale che, nel trimestre, è aumentata di più dell’1 per cento. Il rimbalzo sembra aver riguardato anche il settore dei servizi. È quindi la domanda interna il principale motore di questo recupero, dopo la battuta d’arresto del secondo trimestre; un driver che ha agito mentre già si delineava chiaramente il contributo negativo derivante dalla crescita internazionale.

A questo punto l’obiettivo del +0,8% di Pil fissato come traguardo governativo 2016 non è fuori portata. Anzi. Infatti, osservano gli economisti, con una crescita del +0,3% anche nel quarto trimestre, si otterrebbe un incremento di prodotto annuo dello 0,9% che, depurato del minor numero di giornate lavorative del 2016, ci condurrebbe ad atterrare proprio sul target definito dal Governo. Del resto, l’Istat sottolinea che la crescita acquisita (ovvero ciò che avremmo se anche il quarto trimestre dovesse essere completamente piatto) è oggi pari allo 0,8 per cento.

Ma come andrà quest’ultimo scorcio dell’anno? In teoria, la statistica aiuta, per quel che riguarda l’aumento tendenziale possibile nel quarto trimestre: nell’ ultimo spicchio del 2015 la performance del prodotto italiano fu modesta (+0,2%); dunque l’incremento, rispetto a dodici mesi prima, potrebbe spiccare positivamente. Sul lato delle incertezze, che proiettano le loro ombre anche sul 2017, occorre tuttavia annoverare i fattori di rischio esterni: in primis i tassi a lungo termine in rialzo e, soprattutto, la riemersione dello spread (il grafico della febbre che per l’Italia si riattiva ad ogni shock esterno, per via della strutturale debolezza del debito pubblico). Sono tutti elementi che tendono a comprimere la crescita. È assai importante, quindi, come affermano anche gli economisti “vociani”, che famiglie e imprese proseguano nel recupero di consumi e investimenti: non si fermino, cioè, in attesa dell’esito del referendum.

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