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Si apre il fronte della governance economica

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Si apre il fronte della governance economica

  • –Giuseppe Chiellino

Duecentotrentasei pagine, nonostante le “semplificazioni”. È il “compendium” delle regole di bilancio europee, edizione 2016, pubblicato sul sito della Commissione. Questo basta a illustrare quanto sia complessa e macchinosa la governance dell’Unione economica e monetaria (Uem). E forse anche per questo poco efficace, secondo alcuni dannosa. La minaccia del voto contrario al bilancio Ue è solo l’ultimo dei motivi di contrasto tra Roma e Bruxelles, ma il vero obiettivo di Renzi sembra proprio il mostro informe che è diventata la governance economica Ue.

Con queste premesse è appena partito il lavoro per predisporre il “Libro Bianco” sul rafforzamento della zona euro, previsto dal “rapporto dei cinque presidenti” a giugno 2015 sul completamento dell’Uem. Il documento indicherà le misure «anche di natura giuridica» considerate necessarie per completare l’Uem, possibilmente semplificando il quadro normativo e migliorandone l’efficacia. La preparazione delle proposte è affidata ad una task force della Dg Ecfin «in consultazione» con i presidenti della Bce, del Consiglio, dell’Eurogruppo e del Parlamento. Il documento è atteso per fine marzo. Al Patto di stabilità e crescita del 1997, tra il 2011 e il 2013 si sono sovrapposti il “six pack” e il “two pack”, con in mezzo il “fiscal compact” del 2012. È un apparato di norme che manda in tilt anche gli esperti della Commissione quando devono spiegare ai non addetti ai lavori il funzionamento del “semestre europeo”, curiosamente definito come «ciclo annuale» per il coordinamento delle politiche economiche dell’Unione. Il semestre inizia a novembre ed è lo strumento che dovrebbe consentire l’attuazione delle riforme considerate cruciali da Bruxelles per favorire la convergenza in termini di crescita e di occupazione, attraverso l’attuazione delle raccomandazioni specifiche per Paese. Per ammissione degli stessi addetti ai lavori, queste raccomandazioni, una volta consumato l’effetto mediatico «stentano ad avere un effetto sulle politiche nazionali». Spesso, per essere più espliciti, finiscono nel cestino. Si basano sui deficit strutturali degli Stati membri, basati a loro volta sul calcolo degli “output gaps” contro cui si sono espressi diversi governi, compreso quello italiano, «salvo poi frenare quando si è parlato di modificarli».

Anche per queste ragioni, in una fase storica di estrema difficoltà per il progetto europeo, a Bruxelles viene data molta importanza al “Libro Bianco” che potrebbe portare ad una razionalizzazione intelligente del sistema di sorveglianza attuale, «un po’ ingessato e bisognoso di una revisione generale, al di là degli aspetti fiscali». In ogni caso, le proposte che arriveranno a primavera per tradursi in nuove regole e forse in nuove istituzioni avranno bisogno del consenso dei Governi nazionali in Consiglio, oltre che dell’Europarlamento. E non sarà una passeggiata.

.@chigiu

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