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referendum: perché no

Quagliariello: «Avremmo il Senato dei partiti con un ruolo ostruzionistico»

Gaetano Quagliariello non è un conservatore, uno strenuo difensore dello status quo. Anzi, ai tempi della commissione incaricata dall’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano aveva sostenuto la scelta di superare il bicameralismo. Adesso però il senatore di Idea è tra i principali avversari della riforma costituzionale e gira l’Italia per spiegare le ragioni del No.

Senatore, ha cambiato idea?
Niente affatto. Il problema è che questa riforma non solo non supera i vecchi problemi ma li aggrava. Noi rischiamo di passare dal bicameralismo paritario al bicameralismo confuso. A suo tempo il Senato era stato pensato come una camera rappresentativa delle Regioni sul modello del Bundesrat tedesco, invece si è fatto un gran pasticcio.

In che senso?
Siamo ancora a un Senato dei partiti e per di più neppure scelto dai cittadini. La scelta dei consiglieri regionali non avverrà, infatti, sulla base delle maggioranze espresse da questa o quella regione ma in proporzione dei voti ricevuti dai singoli partiti. È quindi abbastanza ovvio che quando questo Senato dovrà pronunciarsi si ricomporranno le alleanze su base partitica, se non addirittura di corrente. Secondo lei, un senatore pugliese vicino a Renzi voterà come gli suggerisce il governatore della Puglia Emiliano o come vuole il premier? Senza contare poi che in una decina di regioni sono previsti solo due senatori e, quindi, non solo la maggioranza verrà sottostimata ma l’opposizione verrà rappresentata solo in parte.

Il Senato però avrà un ruolo limitato.
Crede davvero? Il Senato potrà esprimere pareri su qualunque legge e, visto che continuerà ad avere una rappresentanza più partitica che territoriale, eserciterà un ruolo ostruzionistico rispetto all’altra Camera. Un’azione politica che però rischia di compromettere anche il lavoro delle regioni visto che i consiglieri saranno chiamati a presidiare Palazzo Madama. A questo si somma poi il rischio di un conflitto tra i presidenti delle due Camere, qualora non ci fosse accordo sulle competenze.

In ogni caso il nuovo Senato non darà più la fiducia: non ritiene che questo aiuti ad accelerare il procedimento legislativo e soprattutto garantisca maggiore stabilità ai governi?
Ripeto: è un bicameralismo confuso e basta leggersi l'articolo 70 per rendersene conto. Il rischio di questa confusione è che si moltiplichino anziché ridursi i conflitti: non più solo quelli tra Stato e Regioni ma anche quelli tra le due Camere. Quanto alla stabilità è vero che la fiducia data dalla sola Camera dei deputati certamente riduce il rischio per i governi ma diciamo la verità fino in fondo: a garantire la stabilità non è la riforma costituzionale bensì la legge elettorale, che in modo improprio e sbagliato dà a una minoranza la possibilità di assicurarsi il 54% dei seggi. E la conferma di questo pericoloso combinato disposto è la decisione della Corte costituzionale di pronunciarsi sull’Italicum dopo il referendum.

Andava modificata anche la forma di governo? Ad esempio con l’elezione diretta del premier?
Ci sono vari sistemi. Ma anche senza stravolgere l’attuale sistema parlamentare sarebbe ad esempio stato molto più utile e trasparente introdurre il principio della sfiducia costruttiva. Invece si è preferita una scorciatoia pericolosa qual è l’Italicum.

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