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Dossier Con gli occhi puntati sulle leve di sviluppo

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    Dossier | N. 3 articoliRapporto Campania

    Con gli occhi puntati sulle leve di sviluppo

    Se qualche mese fa, in tutto il Sud e anche in Campania, si era potuto tirare un timido sospiro di sollievo di fronte a dati congiunturali incoraggianti riferiti al 2015, come il +1% di Pil meridionale e un più modesto +0,3% (pur sempre finalmente un segno positivo) di Pil campano, adesso lo scenario ritorna più cupo. Banca d’Italia, nell’aggiornamento del Rapporto annuale, pochi giorni fa, ha parlato di «segnali di ripresa che si sono progressivamente attenuati». In altre parole, si è fermata la recessione, ma non si riparte. Intanto, cresce l’aspettativa, diventata ormai quasi febbrile attesa, per una lunga di serie di provvedimenti regionali e strumenti di rilancio dell’economia che tardano a diventare operativi.

    Per Banca d’Italia, tra le imprese campane con almeno 20 addetti cala il numero di quelle che, a settembre, hanno registrato un aumento del fatturato (46% nel 2015, 39% nel 2016). Sempre Bankitalia nel Rapporto regionale registra una contrazione degli investimenti.

    Le esportazioni che, nel 2015 erano cresciute del 2,8%, nel primo semestre del 2016 segnano una sostanziale stazionarietà (-0,3% tendenziale), essendo state influenzate dalla debolezza della domanda mondiale o da fattori di prezzo. Al netto di queste variabili si ritiene che l’export non sarebbe calato.

    In un quadro generale di stazionarietà si individuano settori e imprese che vanno meglio di altri. «Servizi e turismo godono di una ripresa interessante – spiega il presidente di Confindustria Campania, Costanzo Jannotti Pecci –. Nostre rilevazioni che tengono conto di dati e di sentiment ci inducono poi a esempio a considerare in decisa ripresa l’agroalimentare di qualità, come la componentistica automobilistica, trascinata dai piani di Fca».

    Resta negativo l’andamento dell’edilizia: per Banca d’Italia nei primi 6 mesi del 2016 sono 1.954 le aziende che hanno cessato l’attività, in linea con l’andamento osservato nel primo semestre del 2015. «Il comparto delle costruzioni – osserva Jannotti Pecci – attende da anni, anche decenni, lo sblocco di progetti di infrastrutturazione e di riqualificazione urbana. In questi giorni ci arrivano notizie interessanti su un possibile avvio dei lavori per l’alta capacità Napoli-Bari, su cui le imprese del settore puntano molto». Prospettive incoraggianti vengono segnalate anche sulla riqualificazione urbana, in particolare nell’ambito dei progetti del Comitato Naplest et Pompei, spiega ancora il presidente di Confindustria Campania, e in questo caso si tratterebbe di investimenti privati.

    Ma l’elenco degli interventi attesi è molto lungo. Il bando “competitività” della Regione Campania, dopo aver raccolto tante domande di finanziamento da parte delle imprese da esaurire le risorse disponibili (circa 126 milioni), era rimasto bloccato poiché richiedeva una fideiussione tale che nessuna istituzione finanziaria era disposta a concederla. Ora, modificata la norma, si spera che si giunga presto alle erogazioni. Intanto, restano meno di una decina i bandi finora pubblicati a valere sul Programma operativo regionale della Campania 2014-2020. A giorni sono previste riunioni del Tavolo di partenariato e si confida in imminenti pubblicazioni, allo scopo di far partire gli investimenti entro la soglia di 1,5 milioni. Ci sono poi circa 60 contratti di sviluppo del valore di 1,8 miliardi che attendono la formalizzazione del cofinanziamento.

    «Molte cose bollono in pentola – commenta Jannotti Pecci – speriamo che si arrivi al dunque». «Abbiamo definito la mappa delle aree di crisi non complessa – segnala l’assessore regionale alle Attività produttive Amedeo Lepore - e stiamo completando quella delle aree di crisi complessa: insomma, diamo il via alla reindustrializzazione. Le convenienze ci sono e la Campania oggi offre più opportunità di qualsiasi altra regione italiana».

    E grandi aspettative sono legate anche ai Patti siglati nell’ambito del Masterplan per il Sud. Quello per la Campania mette insieme progetti e risorse per 10 miliardi (fino al 2020); il Patto per l’area metropolitana di Napoli ha un valore di 308 milioni e individua opere importanti. I Patti ci sono, insomma, ma ad alcune settimane dalla firma ,sembra che già non ci si creda più.

    Lo stesso presidente della Regione Vincenzo De Luca ha più volte mostrato sconforto. «L’Italia non si muove – ha detto intervenendo all’Assemblea degli industriali di Salerno –, è ferma in una palude burocratica». E poi ha rilanciato in occasione della Conferenza nazionale per il Mezzogiorno: «Assumiamo 200mila giovani» per mettere in moto la pubblica amministrazione. Interesse ma anche perplessità dagli industriali di Napoli e della Campania. «Un importante sforzo di coordinamento c’è stato - osserva il dg dell’Unione industriali Napoli Michele Lignola - ma per quale strategia di sviluppo e quale visione di Paese?». E poi Svimez. «L’auspicio – si legge nel Rapporto 2016 aggiornato – è di una tempestiva definizione delle diverse e ulteriori fonti di finanziamento per accelerarne l’impiego e massimizzarne un impatto che nel breve periodo appare ancora limitato». E inoltre: «Si richiede coordinamento, unitarietà e strategicità della programmazione».

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