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Dossier Pompei, dai crolli alle domus restaurate

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    Dossier | N. 3 articoliRapporto Campania

    Pompei, dai crolli alle domus restaurate

    Tre anni fa crollavano i muri e Pompei faceva scandalo nel mondo. Tre anni dopo, con sorpresa delle più agguerrite Cassandre, si volta pagina: nella città antica sono state inaugurate 22 domus ristrutturate. E a fine ottobre è stato raggiunto il traguardo dei 3 milioni di visitatori da inizio anno.

    Due numeri soltanto che già danno il segno del cambiamento. Dovuto alla disponibilità di fondi (105 milioni del Grande Progetto Pompei) e a una organizzazione che vede coinvolti i carabinieri e le amministrazioni locali, affiancati dal ministero dei Beni e delle attività culturali. L’”Unità Grande Progetto Pompei”, oggi diretta da Luigi Curatoli, opera parallelamente a una dinamica Soprintendenza speciale di Pompei guidata da Massimo Osanna.

    Nei primi due anni del nuovo corso sono stati messi a gara 76 interventi e ne sono stati conclusi 42 con una spesa complessiva di 40,7 milioni. Nel 2016, trasferiti i fondi non spesi dal Poin “Attrattori culturali” al nuovo “Pon Cultura” della programmazione 2014-2020, sono stati conclusi altri 14 restauri, avviati 15 cantieri, con una spesa ad oggi di altri 20 milioni. «Per fine 2018, massimo inizio 2019, tutto il progetto sarà completato», prevede Curatoli.

    Intanto è cambiato il clima a Pompei: il sito è diventato sede di eventi culturali, che vanno dai grandi concerti estivi alla mostra dei calchi, all’esposizione di foto storiche, a quella delle grandi statue dello scultore polacco - ma italiano di adozione - Igor Mitoraj. E solo pochi giorni fa il Soprintendente, in Russia, ha chiuso un accordo di reciproca collaborazione con l’Hermitage.

    Eppure, a guardare bene, per Pompei si è solo a metà del cammino da fare. Il Grande Progetto sin dall’inizio ha previsto interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana dell’area extra moenia, comprendente nove comuni vesuviani: area depressa economicamente e socialmente che dalla crescita del turismo potrebbe trarre occasione di sviluppo. «Dei tre milioni di visitatori di Pompei solo il 3% si trattiene oltre la visita agli scavi. È necessario lavorare alla organizzazione di un incoming turistico al fine di prolungare la permanenza per almeno due o tre giorni - sostiene Ambrogio Prezioso, presidente dell’Unione industriali di Napoli, da tempo sostenitore delle grandi potenzialità di rilancio dell’area - Inoltre serve un masterplan d’area vasta che sappia convincere investitori nazionali e internazionali».

    L’Unità guidata da Curatoli sta predisponendo un Piano strategico che potrebbe essere completato in tre mesi e poi sottoposto al parere del comitato di gestione presieduto dal ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini. L’Unione industriali di Napoli, tramite l’associazione Naplest et Pompei, da parte sua, sta fornendo supporto nella redazione del Piano strategico, nella promozione e selezione delle iniziative private e nell’attrazione su di esse di investitori nazionali ed esteri.

    Il secondo capitolo del Grande Progetto è ancora da scrivere, partendo proprio dal perimetro esterno agli scavi, ancora in grave abbandono, e dal rilancio delle altre aree archeologiche vesuviane di Stabia, Oplonti e Boscoreale, finora nemmeno toccate dal nuovo corso.

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