«La ricollocazione è banco di prova straordinario per tutti e pilastro centrale su cui fare evolvere un mercato del lavoro moderno. Ora occorre lavorare per consentire all'Anpal di entrare a regime e di interagire al meglio con i vari interlocutori, pubblici e privati». Il presidente di Assolavoro Stefano Scabbio, a margine del convegno che oggi a Roma celebrerà il decennale dell'associazione, traccia un bilancio dei primi 20 anni “italiani” del lavoro in somministrazione, da quel debutto pieno di vincoli come «l'obbligo di iscrizione in un apposito Albo presso il ministero del Lavoro» e «la previsione di destinare il 4% a un apposito fondo per la formazione».
Presidente Scabbio, che effetti ha avuto l'ingresso del lavoro in somministrazione nel nostro ordinamento?
Ha finito per qualificare il settore e per renderlo un modello all'avanguardia in Europa. Negli anni sono stati superati altri limiti all'utilizzo della somministrazione e si è ampliato, soprattutto con la riforma del 2003, il raggio di azione delle agenzie per il lavoro. Oggi il lavoro tramite agenzia ha un ruolo strutturale nell'occupazione nel nostro Paese a vantaggio sia di chi cerca un'occupazione, sia delle aziende che hanno la possibilità di fruire dei vantaggi che derivano da un sistema integrato di servizi flessibili, tutelanti e di valore per il lavoro con oltre 2mila filiali presenti su tutto il territorio nazionale.
Quali i risultati salienti per il settore dopo circa 20 anni di somministrazione e 10 di Assolavoro?
Un dato su tutti: sette milioni e mezzo di persone dal 1998 ad oggi hanno avuto accesso a un lavoro dipendente. Per quanto riguarda le imprese, poi, quelle che hanno nelle agenzie per il lavoro un partner strategico registrano performance migliori e hanno margini di crescita più alti, specialmente sul mercato internazionale, come confermano anche recenti dati della Banca d'Italia. Assolavoro ha prima di tutto un livello di rappresentanza tra i più alti mai registrati per una associazione datoriale di settore: circa l'85% del mercato è dentro la nostra associazione. Ha avuto un ruolo non solo di rappresentanza ma propulsivo, sia nelle relazioni con le istituzioni, sia nelle interlocuzioni con i sindacati.
Siete stati i primi a chiedere di parificare il reato di caporalato a quello di mafia, per esempio.
Non solo. Abbiamo chiesto, con proposte specifiche, di andare in due direzioni: limitare fino a espellere le forme di lavoro irregolare e sotto-tutelate dal nostro ordinamento. E i provvedimenti del governo, per esempio, di “stretta” sui voucher e di formazione contro i limiti della cosiddetta “esterovestizione” praticata da alcuni intermediari di altri Paesi europei vanno nella giusta direzione. In più abbiamo interagito fin dall'inizio per politiche attive efficaci, efficienti e centrate sulle esigenze delle singole persone. Con le rappresentanze sindacali abbiamo sempre avuto un confronto schietto, talvolta condividendo anche scelte molto innovative. L'invito è a proseguire coraggiosamente in questo dialogo, cercando le soluzioni nuove più adatte a questo tempo e valorizzando progressivamente la cosiddetta contrattazione di prossimità.
Intanto ora sta per partire la sperimentazione dell'assegno di ricollocazione.
La ricollocazione è banco di prova straordinario per tutti e pilastro centrale su cui fare evolvere un mercato del lavoro moderno: strutture pubbliche, agenzie per il lavoro, imprese e ancor più destinatari di questa misura. A regime riguarderà un bacino potenziale di circa 900mila persone. Saranno loro ad essere responsabilizzate e a scegliere da chi, operatori, pubblici e privati, ricevere i servizi per l'occupazione. La premialità collegata principalmente ai risultati, ovvero a una reale occasione di lavoro a seguito dei servizi prestati, e un ranking per chi offre servizi per il lavoro sono altri due elementi molto qualificanti. Ora occorre lavorare per consentire all'Anpal di entrare a regime e di interagire al meglio con i vari interlocutori, pubblici e privati.
Quali altre sfide attendono il mercato?
Il paradigma del lavoro del secolo scorso è tutto cambiato. Non esiste più un solo lavoro per tutta la vita ormai da tempo, l'idea di una postazione fissa per lavorare è tema di discussione (basti pensare al cosiddetto lavoro agile), lo stesso orario di lavoro e la tipologia contrattuale hanno perso quella funzione di esclusiva centralità e di garanzia che hanno avuto un tempo. La qualità dei servizi per il lavoro, la capacità di rinnovare con continuità le competenze attraverso un sistema formativo efficace e funzionale, come è quello del nostro settore, il know how in grado di prendersi in carico un lavoratore e accompagnarlo nelle varie fasi (di lavoro, di non lavoro, di formazione, di nuova occupazione) possono fare la differenza per cercare di garantire sempre l'occupabilità. Le agenzie per il lavoro e Assolavoro sono in prima linea per offrire il proprio contributo e favorire una sempre maggiore inclusione nel mercato del lavoro e una sempre più alta capacità competitiva delle imprese e del sistema Paese.
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