Italia

Piemonte, pioggia e acqua come nel ’94 ma il sistema ha retto

  • Abbonati
  • Accedi
maltempo

Piemonte, pioggia e acqua come nel ’94 ma il sistema ha retto

Un livello di acqua straordinario, con picchi di 300 millimetri nella sola giornata di ieri in una delle cinque stazioni di osservazione dell’Agenzia regionale per l’ambiente del Piemonte, Arpa, con tutti i principali fiumi dell’area sud della regione oltre il livello di allarme (Tanaro, Bormida e Po) e una quantità di pioggia caduta nell’arco di una sola giornata, quella del 24 novembre, del tutto paragonabile all’alluvione del 1994, con un impatto assai meno devastante rispetto a venti anni fa. Nonostante la piena dei fiumi sia ancora attesa nei paesi più a valle e la conta dei danni sia soltanto all’inizio.

Nei venti anni successivi all’alluvione del ’94, che fece una settantina di morti, la Regione Piemonte ha calcolato che gli oneri per gli interventi di competenza regionale, sia sull’assetto idrogeologico delle aree più esposte che a compensazione dei danni subiti da privati, hanno raggiunto quota tre miliardi e mezzo. Quasi tutti i Comuni piemontesi, 1.126 su 1.206 ha stilato il piano di Protezione civile come prescritto da una legge votata in Piemonte nel 2012. Il sistema ha retto, la lezione del 1994 è servita.

MALTEMPO
Cuneese, il livello di precipitazioni del 1994 e quello di questi giorni. (Fonte: Arpa Piemonte)

Tre i punti chiave su cui si è lavorato, li sintetizza l’assessore regionale all’Ambiente del Piemonte Alberto Valmaggia. Il primo è il sistema di previsioni metereologiche più preciso, che anche grazie alla presenza di postazioni pluviometriche sistemate nella fascia più alta dell’area montana permette di conoscere la quantità di pioggia e di prevedere cosa accade a valle nel giro di poche ore. Il secondo aspetto è la rete della Protezione civile, coordinata con la Regione e con i gruppi locali di volontari, una rete che conta migliaia di persone in Piemonte. In terzo luogo, dal 1994 ad oggi, passando anche attraverso l’esperienza dell’alluvione del 2000, si sono realizzate opere di arginatura dei corsi d’acqua e attività di pulizia degli alvei dei fiumi.

«Nel 1994 la piena dei fiumi aveva incontrato tronchi e materiale trascinato giù dalla corrente con un effetto diga risultato poi devastante – ricorda Valmaggia – una circostanza che non si è verificata ieri perché gli alvei erano più puliti. Nel 2014, e poi di nuovo nel 2015, abbiamo organizzato con la Protezione civile una esercitazione straordinaria sugli alvei dei fiumi in occasione del ventennale dell’alluvione.

Le criticità però restano. Molti sindaci hanno parlato di un livello di allerta alto segnalato troppo tardi, per esempio. E i danni sul tessuto abitativo, le strade e le attività produttive derivanti dalle piene e le esondazioni dei fiumi saranno ingenti.

«In vent’anni – sottolinea Fabio Dovana, responsabile Legambiente di Piemonte e Valle d’Aosta –è cambiato completamente il sistema di protezione civile e sono state ingenti le risorse investite, ma il fenomeno della cementificazione nelle aree a rischio, come le anse dei fiumi, continua e secondo le nostre rilevazioni in almeno il 10% dei comuni d’Italia negli ultimi 10 anni si è continuato a edificare nelle aree soggette a frane o esondazioni. In Piemonte si è lavorato tanto ma i sindaci devono lavorare di più su prevenzione e gestione delle emergenze». Il tema della pianificazione urbanistica resta centrale. Accanto a quello dell’emergenza. E se è vero che soltanto un centinaio di comuni piemontesi non ha un piano di protezione civile, almeno un quarto dei piani redatti, circa 300, sottolinea Dovana, «è vecchio e non adeguato alle nuove mappe del rischio».

© Riproduzione riservata