Professor Ceccanti,il contenimento dei costi della politica è uno degli obiettivi della riforma costituzionale e uno dei punti sui quali più insiste il premier. Dal governo è stato indicato un risparmio di 500 milioni. È una cifra realistica?
La cifra di circa 500 milioni è stata puntualmente argomentata dall’economista Carlo Stagnaro sul sito lavoce.info a cui rinvio per completezza. Ad essa si arriva tenendo conto della differenza, che i lettori di un quotidiano economico ben conoscono, sui processi di revisione della spesa: i risparmi immediati di qualsiasi processo serio di razionalizzazione sono sempre per definizione limitati, quelli consistenti sono a regime. Ad esempio: una cosa è non pagare 315 stipendi da senatore, un’altra risparmiare 315 pensioni per ognuna delle legislature future con effetti cumulativi molto consistenti.
Sui Consigli regionali come si interviene?
Da una parte con l’eliminazione dei contributi ai gruppi, la voce di spesa che si è prestata alle maggiori irregolarità e comunque a una crescita ingiustificabile e spesso esponenziale, e dall’altra il tetto degli stipendi ai consiglieri che è posto al livello del sindaco della città capoluogo. Interventi che le Regioni avrebbero difficoltà a varare di loro iniziativa.
Renzi è stato accusato di aver insistito sul tema populista della “casta” mentre i risparmi sono soprattutto in termini di “efficienza Paese”. Concorda?
Quello che incide in modo determinante sulla competitività del sistema Paese è la riduzione del conflitto Stato-Regioni che si ottiene, oltre che con la riscrittura degli elenchi di materie, con la riforma stessa del Senato. È quest’ultima, dando voce largamente maggioritaria alle Regioni in Senato, che crea premesse solide per ridurre due fenomeni patologici: il conflitto eccessivo davanti alla Consulta e la necessità di ricorrere a intese (ora persino di colegislazione dopo la sentenza sulla riforma Madia) in organismi come le Conferenze, privi di copertura costituzionale e sprovvisti delle caratteristiche di trasparenza tipiche delle sedi parlamentari. La circolazione sanguigna del rapporto centro-periferia funziona oggi con due by-pass cardiaci, la Corte e le Conferenze, perché non abbiamo cambiato il cuore, cioè il Senato. La seconda linea di intervento, quella del contenimento dei costi delle istituzioni, da sola non abbatte certo il debito pubblico ma serve a dare l’esempio. E questo dà credibilità alla politica. Dietro tante opposizioni che parlando di demagogia si celano piuttosto gli interessi colpiti.
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